lunedì 5 aprile 2010

la vittoria della luce sul buio


Ciascuno di noi ha iniziato il proprio cammino milioni di anni fa, come attestano le scoperte scientifiche maturate soprattutto in questo ultimo secolo.
Osservando attentamente la natura nei suoi tre regni: minerale, vegetale, animale, ciò che maggiormente risalta è la scala evolutiva e ininterrotta che collega tutti gli esseri: tutti vivono, si nutrono e respirano allo stesso modo e i ritmi naturali sono uniformi e costanti in tutti e quattro gli elementi semplici che costituiscono il fondamento della vita delle cose (terra, acqua, aria e fuoco).
Tutto si evolve, si trasforma, niente si distrugge. Anche noi, esseri umani, abbiamo una composizione identica alle altre creature viventi e obbediamo a una ritmica naturale! Ma che cosa, dunque, ci distingue o ci differenzia?
Due cose: il pensiero creatore e la parola realizzatrice.
Cartesio diceva: io penso, quindi sono. Ma chi parla dentro di noi, chi ci fa agire?
Ognuno affronta ogni giorno delle prove, ognuno giorno dopo giorno acquisisce delle certezze da memorizzare come su di un computer, sul nastro magnetico dell’anima, per tirarle poi fuori sul canale privilegiato degli eventi, ogni qual volta se ne presenti la necessità.
Ciò fa presupporre una memoria costante ed eterna che agisce dalle profondità del nostro essere. Una memoria che richiede una verifica costante, finché il suo meccanismo non si perfeziona, creandosi in noi la consapevole certezza del vero.
Perché questo meccanismo di memoria e coscienza della verità si perfezioni, deve attuarsi il distacco dalle passioni che ci attanagliano, frastornandoci nella quotidiana lotta dell’esistenza.
Per quanto si proceda a tentoni, ciò a cui si mira è la costituzione della propria identità attraverso il contatto con il proprio «IO» occulto, unica possibilità per eternizzarsi.
Ma nel tessere e ritessere la tela del nostro eterno cammino non dobbiamo credere di essere soli e avulsi dal contesto universale!
Oggi ancor più di ieri si cerca anche nel sociale di rivalutare il concetto di universalità, di uno spazio umano senza frontiere e confini. Ciò comporta l’abbattimento degli egoismi separatori e la rivalutazione del concetto di «divinità» dell’essere che, collocato in una consequenzialità cronologica e spaziale, parte dal divino e, attraverso il ciclico manifestarsi della vita, al divino delle sue origini ritorna.
Filo conduttore di questo percorso eterno è la vita che quanto più è vissuta senza legami e interessi egoistici, tanto più consente all’essere la libertà di perseguire fino in fondo il fine ultimo del suo ritorno al divino.
È questo infatti il suo Sommo Bene, come il bene relativo degli esseri è vivere nell’armonia e nel rispetto dei propri simili, in quell’amore fraterno che, quale forza coesiva e aggregante si può sintetizzare nel detto latino Similis cum similibus faciliter congregantur e porsi alla base del concetto di fratellanza lottando primariamente con sé stessi per il trionfo del bene in ogni sua manifestazione, e coltivandolo dentro e fuori di sé nei pensieri, nelle parole e nelle opere, perché possa dare i suoi frutti. Frutti che possono tardare, ma mai venire a mancare!
Attuare il bene con fede, tenacia e costanza, con amore disinteressato, facendo della propria vita l’esempio continuo delle potenzialità benefiche della natura umana, e dell’ineluttabilità di un cammino in ascesa per tutti gli esseri che tendono alla Verità, è stato questo il fine, questa la virtù cui, in qualità di esseri senzienti e consapevoli, non dovremmo nè potremmo mai del tutto rinunciare.
In questo consiste il vero culto della Vita, questa è la prima, piccola vittoria sulla morte, questa dovrà essere la proiezione imperitura nel principio di vita nova nel Bene è l’eternità dell’essere! Non è facile! Molti cadono sotto il fardello dei limiti umani, altri pur inciampando restano in piedi, altri ancora si fermano a segnare il passo non riuscendo a spiccare il volo, alcuni, rari, si trasformano e irradiano come tramite divino l’aurea benefica d’amore e di salute.

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