giovedì 25 febbraio 2010

La vita è un tutta un (quiz) gioco?


Sapete qual è il gioco preferito da Dio? Il Gioco della Vita!
Quando Dio creò tutto lo spazio-tempo, lo creò all'istante e tutto contemporaneamente, su un'unica dimensione a 10 piani di realtà. Cosa significa dire un'unica dimensione a 10 piani di realtà? Una sola dimensione significa che la consapevolezza vive solo una dimensione, un piano di realtà, ma ogni dimensione ha diversi piani di realtà in cui esistono diverse forme. Diciamo meglio, il termine dimensione si riferisce all'esperienza della consapevolezza, il termine piano di realtà si riferisce all'esperienza della forma fisica di questo spazio-tempo. Ad esempio, noi viviamo in terza dimensione. Nella nostra dimensione, la consapevolezza vive una sola esperienza, mentre la forma ne vive 18. L'unico piano di realtà che la consapevolezza può abitare è quello fisico. La forma invece è anche eterica, e quindi può vivere anche piani eterici.
Nella nostra terza dimensione ci sono 18 piani di realtà. Di questi 18, 1 è fisico e 17 sono eterici. Il piano eterico, quindi, è in realtà composto da molti piani di realtà eterici. Nel caso della terza dimensione sono 17.
Sappiamo che la forma umana è composta oltre che dal corpo fisico e da quello eterico, anche da un corpo mentale, uno emotivo, uno intuitivo ed uno creativo. Ma cosa significano esattamente questi altri quattro corpi sottili? Ecco la sorpresa: i piani mentale, emotivo, intuitivo e creativo sono piani di realtà eterici! Mi spiego meglio.
Una dimensione è composta da diversi piani di realtà. Nel caso della 3° dimensione sono 18 e così composti: 1 fisico, 1 eterico (astrale), 4 mentali, 4 emotivi, 4 intuitivi e 4 creativi. Quindi nella nostra dimensione esistono 1 piano fisico ed 1 piano eterico, che è costituito a sua volta da 17 piani. Questi 17 piani costituiscono i piani paralleli della nostra dimensione in cui abbiamo le nostre vite parallele.
Ora, perché c'è la distinzione tra dimensioni e piani di realtà? Perché esiste la distinzione tra energia di questo spazio-tempo ed energia del Regno di Dio, detta anche coscienza o consapevolezza. All'interno di una dimensione, la coscienza esiste solo nel piano di realtà fisico, mentre la forma (cioè l'energia di questo spazio-tempo) esiste su tutti i piani di realtà della dimensione, e nello specifico sia sul piano fisico, che su quello astrale (eterico), che sui quattro mentali, che sui quattro emotivi, che sui quattro intuitivi, che sui quattro creativi.
Come differiscono le nostre vite parallele da quella fisica? Allora, sul piano astrale la vita è simile a quella sul piano fisico, o meglio l'astrale rappresenta un possibile futuro di quella fisica. Le vite parallele mentali, emotive, intuitive e creative non rappresentano invece un possibile futuro per il piano fisico, ma sono vere e proprie vite diverse in cui predominano i vari aspetti della nostra personalità. Nelle 4 vite parallele mentali siamo tutti molto mentali, nelle 4 vite parallele emotive siamo tutti molto emotivi, nelle 4 vite parallele intuitive siamo tutti molto intuitivi e nelle 4 vite parallele creative siamo tutti molto creativi.
La distinzione di cui sopra in vite parallele vale per una persona che non ha ancora allineato alcuna vita parallela a quella fisica. Man mano che si ascende si riallineano prima i piani di realtà della propria dimensione e poi altre dimensioni con i rispettivi piani di realtà. Con l'ascensione, quindi, tale distinzione in vite parallele viene meno.
Per dare un'idea, una persona per riallineare tutte le 18 vite parallele della nostra terza dimensione deve raggiungere la vibrazione di 1800 basi azotate nel proprio Dna.
La Vita nasce inizialmente solo su una dimensione con 10 piani di realtà, in cui si fanno 10 esperienze diverse (quark, atomo, molecola, cellula, natura, animale, angelo, rettile, delfino ed essere umano). Su ognuno di questi 10 piani di realtà vi è consapevolezza e vi è Vita.
Ora, tutto lo spazio-tempo è stato creato inizialmente e quindi anche tutte le dimensioni al di sotto della prima (intendendo con prima la più elevata, la dimensione iniziale) sono state create inizialmente. Ma queste dimensioni, almeno all'inizio, non fanno ancora parte del Gioco. Si può dire che in queste dimensioni non c' è ancora Vita, se intendiamo con Vita il partecipare al Gioco.
In tutte le dimensioni che non partecipano ancora al Gioco della Vita, vi è solamente Natura. Voi direte, ma Natura non vive forse? Certo che vive nel senso che è, che esiste, ma noi intendiamo qui Vita come un piano di realtà in cui esiste qualche essere al di là della Natura, la quale costituisce la Casa, l'Ambiente dello spazio-tempo. In altri termini, la Natura è il tavolo da gioco.
Quindi la Natura è stata per molto tempo e su molti piani di realtà da sola, senza compagnia. E fintantoché era così, dato che la Natura è immobile, allora diciamo che non vi era Vita, che non vi era Movimento e che il Gioco, in quei piani di realtà, non era ancora iniziato.
Ora abbiamo raggiunto l'espansione massima dello spazio-tempo. Ovunque Natura ora non è più sola, ed in ogni piano di realtà in tutto lo spazio-tempo esiste la Vita! Tutti ora giocano, e nessuno è escluso!

Amore, Gratitudine e Gioia



Ogni giorno, quando ci svegliamo, il nostro primo pensiero deve essere un pensiero di ringraziamento.

Ma ve lo ricordate? Ce lo dicevano sin da quando eravamo bambini. Addirittura a catechismo.
Da piccola avevo un angioletto con una lucina sempre accesa e ricordo che la mamma mi diceva che dovevo ringraziarlo e pregarlo di proteggermi ogni giorno. La mattina appena sveglia e la sera prima di addormentarmi. Ma soprattutto dovevo ringraziarlo! Ed aveva perfettamente ragione. Peccato che, col tempo, si cancellano anche le buone abitudini.

Ringraziare il Cielo,l'Esistenza, l'Infinito, ... fino a sentire che tutto ciò che ci accade è per il nostro bene.
D’ora in poi diciamo: “Grazie!” Ringraziamo per tutto ciò che abbiamo e anche per ciò che non abbiamo, per ciò che ci dà gioia e per ciò che ci fa soffrire. È così che alimenteremo in noi la fiamma della vita.

È una legge che bisogna conoscere: nulla può resistere dinanzi alla Gratitudine. Non dimentichiamoci mai di ringraziare anche quando siamo infelici, malati o in miseria... E' questo il più grande segreto: benché infelici, riuscire a trovare sempre una ragione per ringraziare!

Ringraziare! Rendere grazie! Rallegrarsi nel vedere gli altri ricchi, in buona salute, nell’abbondanza… solo così certe porte si apriranno e le benedizioni cominceranno a riversarsi su di noi.”

(liberamente tratto da una citazione di Omraam Mikhaël Aïvanhov)

sabato 20 febbraio 2010

testa di moro



L'altra sera, mentre guardavo in tv il film "il Profumo" (cui devo riconoscere al regista il raro pregio di aver saputo rispecchiare pienamente ciò che il libro è riuscito a suscitare)e -contrariamente a quanto solitamente accade- proprio in virtù del fatto di aver letto il libro,devo dire che sono riuscita maggiormente ad apprezzare, mi sono soofermata con rinnovato interesse sulle varie procedure alchemiche quali la tecnica di distillazione ed estrazione degli oli essenziali e/o dell'essenza dei profumi, ovvero di quell'elisir o anima degli odori, delle essenze per l'appunto, e sull'oscuro significato di "testa di moro" che ha avuto un peso arcaico (ed arcano)davvero enorme per me, tale da doverlo analizzare ancora ora,dopo anni e anni. Probabilmente é proprio racchiuso tutto lì quel quid che mi ha fatto innamorare del grande capolavoro di Suskin in modo da renderlo il testo fondamentale della mia lunga vita di lettrice. Forse proprio perchè dentro c'è nascosta la famosa "testa di moro" e ci voleva il film per rendermelo ancora più manifesto.
Ma che cos'è la "testa di moro"? Sono andata a verificarlo a bomba...secondo opportune ricerche, distillare significa concentrare la componente alcolica ed aromatica di un liquido già alcoolico, ottenuto da cereali, frutti, fiori e piante. Tale concentrazione avviene attraverso l'evaporazione e la successiva condensazione dei principi volatili alcolici ed aromatici. L'evaporazione mediante il calore dei principi volatili, ha luogo in uno strumento chiamato caldaia. La condensazione dei vapori alcolici ed aromatici, avviene mediante refrigerazione attraverso uno strumento chiamato "refrigerante", collegato alla caldaia da un elemento denominato "collo di cigno". Lo strumento che consente la concentrazione dei vapori alcolici ed aromatici, composto di cal¬daia, capitello, collo di cigno e refrigerante, prende nome di alambicco. Con la distillazione si tende, dunque, a separare le sostanze volatili da altre non volatili e da elementi volatili non desiderati. Al concetto di distillazione non vanno disgiunti quelli di deflemmazione e rettificazione. La deflemmazione è l'operazione con cui si eliminano le impurità, originando una concentrazione alcoolica più pura. In sintesi è il susseguirsi di distillazioni di un liquido sempre più concentrato, ricavato da successive condensazioni. Negli alambicchi discontinui una prima deflemmazione è svolta dal collo di cigno, mentre, nelle colonne di distillazione continua, la deflemmazione avviene su piatti posti ad altezze diverse all'interno della colonna.
I primi vapori alcolici, ricchi d'acqua, si condensano sulle pareti più fredde del distillatore e ritornano nella caldaia dove riprendono ad evaporare. In questo modo i vapori più leggeri e più ricchi d'alcool passano dal collo di cigno al serpentino e condensano, mentre i vapori più pesanti ritornano in caldaia. Nella distillazione continua i vapori si concentrano sui piatti ad altezze differenti della colonna. Molti alambicchi, per procedere ad una più razionale deflemmazione, sono attrezzati con un deflemmatore vero e proprio, collocato all'uscita del collo di cigno e sopra il refrigerante. In questo caso, per rimandare i vapori alcolici più pesanti in cal¬daia, il collo di cigno non è inclinato verso il refrigerante ma verso la caldaia. La rettificazione è una pratica resa necessaria dal fatto che i liquidi da distillare non sono composti solo da acqua e alcol, ma anche da altri prodotti. Per escludere le componenti non necessarie dal cuore si compie la rettificazione. Questa consiste nell'eli-minare le prime e le ultime frazioni del distillato, per tenere solo la parte centrale o cuore. La prima frazione chiamata testa, evapora prima del cuore. L'ultima parte, detta coda o fuselol evapora per ultima. Tale separazione, considerando che le varie componenti evaporano a temperature diverse, non è mai esatta. Per questo nel cuore del distillato in piccole percentuali sono presenti gli estremi delle teste e gli inizi delle code. Varietà degli alambicchi: Lo strumento che rende possibile la distillazione si chiama alambicco. L'alambicco discontinuo o artigianale può essere:
- a fuoco diretto: se il liquido da portare ad ebollizione è all'interno della caldaia e questa è posta a contatto diretto con la sorgente di calore;
- a bagnomaria: se la caldaia è immersa in un altro contenitore e il liquido contenuto è riscaldato da acqua che passa nell'intercapedine tra caldaia e contenitore;
- a vapore: quando il vapore, ottenuto da un bollitore esterno, è fatto passare nell'interca¬pedine tra la caldaia principale e la caldaia secondaria;
- sottovuoto: questo impianto, situato prima del condensatore, aspira l'aria e la spinge all'e¬sterno dell'alambicco. L'eliminazione dell'aria crea il vuoto e la conseguente eliminazione della pressione consente di raggiungere l'evaporazione delle componenti aromatiche a temperature inferiori. In questo modo si dovrebbero ottenere acquaviti più fini e dal quadro aromatico più complesso.
Descrizione di un alambicco discontinuo: L'alambicco, nella sua forma più semplice, è composto di: caldaia, coperchio, deflemmatore, collettore, refrigerante, e da una provetta di saggio al cui interno galleggia un alcolometro. La caldaia ha forma semisferica ed è costruita in rame, il metallo che conduce meglio il calo¬re. Se la caldaia è a fuoco diretto, può essere scaldata da un fornello alimentato a gas. Altrimenti a scaldare il liquido da distillare saranno il vapore o particolari oli minerali fatti circolare nell'intercape¬dine o camicia della caldaia. Sopra la caldaia, chiuso ermeticamente, o attraverso dei morsetti, s'inserisce il coperchio, chia¬mato anche elmo, testa di moro o capitello. L'elmo serve a convogliare i vapori alcolici verso il collettore. Il collo di cigno, o collettore, si inclina verso il basso, e restringendosi si raccorda con un altro tubo attraverso il quale i vapori raggiungono il serpentino immerso nel refrigerante, un contenitore cilindrico pieno d'acqua fredda. Il coperchio, oltre a convogliare i vapori alcolici, ha funzione di deflemmatore. Sul coperchio sono inseriti un manometro, per misurare la pressione della caldaia, e una valvola di sicurezza che consente lo sfogo dalla caldaia dell'eventuale pressione in eccesso. Come si avvia la distillazione- La distillazione si avvia dopo un'accurata pulizia dell'alambicco e dopo aver controllato il cor¬retto funzionamento d'ogni sua parte. Il ciclo produttivo ha inizio dopo aver caricato e chiuso ermeticamente la caldaia. Si accen¬de il fornello, e si lascia in funzione fino a quando il tubo d'uscita comincia a scaldarsi, quando il tubo è caldo si riduce il fuoco. Bisogna prestare attenzione all'acqua del refrigerante e sostituirla o rigenerarla quando questa diventa troppo calda, introducendo acqua fredda dalla parte bassa del refrigerante. L'acqua che a mano a mano si riscalda, uscirà dalla parte superiore del refrigerante. Nella distillazione artigianale ha grande importanza il taglio delle teste e delle code, così da rica¬vare solo la parte di distillato più aromatica, il cuore. Tagliare le teste significa separare, e tenere da parte, la prima frazione del distillato. Generalmente occorrono almeno due cotte poichè è nel corso della seconda cotta che vengono eliminate le teste e le code.
Ed ecco come avviene dunque un processo alchemico- Alchimia e spagirica- I principi alchemici - L’arte alchemica prevede una varietà di processi di distillazione e modi di modificare gli stati di aggregazione. È quindi possibile sublimare le sostanze solide in gas o in liquidi utilizzando il calore di un alambicco (per es. essenze metalliche). L’alchimia non si limita ad un’unica realtà ma cerca di scomporre le sostanze nei loro principi per riassociarli poi di nuovo. Possono essere erbe o legno, metalli, sangue o quello che si vuole.Ecco alcuni principi di base per la produzione di medicinali spagirici.
Secondo il pensiero alchemico, ogni materia è composta dagli stessi tre principi filosofici, qui di seguito descritti.

Lo zolfo è l’anima, la coscienza, il principio del fuoco, attivo e ardente Per produrre un elisir spagirico a base di piante, che abbia tutte le sue proprietà, dobbiamo per prima cosa isolare l’anima della pianta.Il metodo della distillazione si presta molto bene, tanto che conviene rispettare i principi della distillazione degli oli essenziali. L’anima della pianta è composta di oli essenziali che si ottengono semplicemente con la distillazone e si separano poi dall’acqua. L’olio essenziale è l’anima della pianta!

Il mercurio simboleggia il principio vitale, lo spirito, il principio volatile, eterico e passivo.Per conservare lo spirito vitale di una pianta, dobbiamo mischiare e fermentare insieme il liquido vegetale acquoso rimasto dalla distillazione con i resti delle piante nella caldaia. Le indicazioni relative alla “Distillazione alcolica" dovrebbero già essere note. Adesso ci servono proprio le indicazioni sulla preparazione della purea di frutta.Si consiglia di usare un grande pallone di vetro e di far fermentare il tutto con un po’ di lievito da vino. Nel recipiente di fermentazione ci sono adesso i quattro elementi: le piante con lo zucchero danno l’elemento Terra, l’elemento Aria è dato dai gas, il Fuoco risulta dal calore generato dalla fermentazione e il liquido rappresenta l’Acqua.
Al centro dei quattro elementi si produce ora l’alcol, che però non equivale a nessuno di loro, ma rappresenta il nostro mercurio. Il principio vitale si materializza condensandosi sotto forma di alcol, da cui deriva anche il nome Aqua Vitae (acquavite). L’alcol deve essere adesso distillato e concentrato, ossia pulito dall’eccesso d’acqua, fino a che rimane solo l’acqua pura della vita.

Il sale rappresenta il tangibile, il corpo, la materia nel vero senso della parola e si ottiene dai resti delle piante. Adesso non si dovrebbe usare l’alambicco ma piuttosto un pentolino.Si versano i resti vegetali nel pentolino che poi si mette a fuoco lento e costante, fino a che tutto è bruciato e carbonizzato. Adesso si procede con la calcinazione che in termini alchemici (albedo?)significa “sbiancare”. La calcinazione si ottiene lasciando il pentolino sul fuoco fino a quando non resta solo cenere. Il pentolino non deve diventare troppo caldo perché a 800° il sale contenuto nel materiale vegetale si può fondere. È quindi preferibile aspettare a lungo e scaldare con calma invece di sbrigarsi regolando il fuoco troppo alto. A poco a poco i resti delle piante si trasformano in cenere bianca. Quando il colore smette di schiarirsi allora la calcinazione è conclusa.

Adesso bisogna separare i sali solubili da quelli insolubili. Per questo aggiungiamo acqua distillata (riscaldata e distillata in proprio) in quantità pari al triplo della cenere e la versiamo sopra la cenere.Mischiamo bene il tutto e alla fine il sale si è sciolto nell’acqua. Non resta che filtrare l’acqua. Per ottenere tutti i sali, aggiungere e mischiare più volte l’acqua distillata alla cenere e poi filtrare (filtri di carta?). Il filtrato si aggiunge ogni volta al liquido già filtrato, e alla fine i sali non solubili in acqua che rimangono si trovano nel filtro.
I sali solubili in acqua sono tutti sciolti nell’acqua, mettendo il liquido in una pentola a fuoco lento l’acqua evaporerà e alla fine resteranno solo i sali. Se i sali non sono completamente bianchi vuol dire che la calcinazione non è durata abbastanza.

Elisir vegetali integrali. Se si ricompongono gli elementi delle piante scomposte in questo modo, vale a dire se si versa lo zolfo sul sale e alla fine si aggiunge il mercurio, si ottiene la pianta completamente trasformata, si raggiunge l’estratto. Ovviamente si possono produrre seguendo i principi alchemici anche essenze, tinture e piante mineralizzate.

Ma torniamo alla mia -direi- meravigliosa "testa di moro" che era elemento principe del mio sogno ricorrente di bambina (dalla prima alla quinta elementare anno in cui morì mia madre) ed ora so che mi indicava con fermezza incessante ed impeccabile il percorso per la via alchemica. Ogni notte, puntualmente, sognavo di dover scavalcare la testa mozzata di un uomo di colore posta sullo zerbino di casa e, immancabilmente, per andare a scuola col mio grembiulino candido e inamidato, tutte le mattine ero obbligata, anche se con estrema repulsione e paura, a scavalcarla. Ho dovuto imparare, giorno dopo giorno, a superare le varie prove: l'orrore per la vista del sangue e di quella testa, per giunta appartenente all'"uomo nero" (figura che, da che mondo è mondo, viene culturalmente riportata in tutte le storie popolari proprio per spaventare i bambini occidentali). Solo adesso sono in grado di associare a quella testa il significato simbolico del bafometto e della testa di moro dell'alambicco dove si raccoglie l'essenza più pura dell'essere attraverso il processo alchemico simbolicamente parlando anche di un'esistenza travagliata dalle prove e raffinata dalle grandi sofferenze o prove della vita che raffinano e separano bene i vari strati dell'anima dello spirito e del corpo dal più pesanta al più etereo pur conservandone il nucleo centrale raffinato al massim di ciascuno o la matrice di ognuno che è la nostra estrema e più totale essenza.

giovedì 18 febbraio 2010



Nulla passa. Io credo che niente passi senza lasciar traccia e che ogni piccolissimo nostro passo ha un significato per la vita presente e futura.
(A. Cechov)

pulsa la vita negli occhi dell'uomo ove il tutto traspare: il cielo, la terra, il mare... e la bellezza di d_o


adoro l'uomo magro, slanciato
con l'aria vissuta e lo sgaurdo lontano
perso nell'oltre, tornato al futuro.

quell'uomo un po' saggio e un po' bambino
con l'aria di chi soffre di perenne malinconia
per quella tremenda nostalgia del paradiso perduto

di quel luogo no-luogo che in verità ha lasciato
solo da pochissimo tempo e che ora, catapultato qui,
ha reso il suo soggiorno più greve,

gravido della gravità spaziale e dell'enorme peso
di questa impermanenza che lo separa dall'infinito
e che, come il più tedioso dei tarli lo divora e pian piano
lo consuma, dentro.

così mi fermo visibilmente attratta a guardare quell'uomo.
m’incanta quel suo sottile sorriso astutamente sornione,
dipinto nella morbida trasparenza tra il celato ed il furbo:
semplicemente candido, pennellato di neve, velato.

il bellissimo sorriso di colui che ha scalato le più alte vette
così come ha visto del suo baratro il fondo
e che quel fondo l'ha raggiunto,
lo ha visitato, lo ha anche toccato ma che, in compenso,
nè l'ebrezza dell'altezza, né quel fondo, lo hanno minimamente intaccato.

dove un altro si sarebbe certamente imbrattato,
ne è uscito vivo senza sporcarsi, anzi, s'è ri-generato:
ivi ha aquisito la vivida luccicanza
di chi conosce l'acqua dell'abisso stesso in cui s'è bagnato.

è restato a lungo in quell'accecante buio
giù, nel profondo, senza più fiato
come d'altri sensi munito
al suono d'un sussurro armonioso e vibrante.

lì nell'apnea e nell'ombra una forza oscura l'ha cullato
nel liquido amniotico d'una terra antica ed affine
che, benedetta, l'ha accolto tra materne braccia,
senza annegarlo

solo per farlo ri-nascere a nuova vita.

martedì 16 febbraio 2010



Hatshepsut, l'unica donna che divenne Faraone, era di pelle nera; è uno dei personaggi femminili più interessanti ed è intriso di misteri. Fu avversata dai Sacerdoti Tebani, a causa delle sue nuove intenzioni in campo religioso e anche a causa del ruolo che ricopriva, troppo importante per una donna. La sua storia è strettamente legata a quella di Senenmut, grande architetto di corte.L’architetto era l’amante della regina ed anche il padre naturale di una delle due figlie, la principessa Neferura (di cui lui era ufficialmente il tutore). Ecco perché diventò anche Sommo Sacerdote. Questa carica gli avrebbe dato la possibilità di governare l’Egitto con Hatshepsut dopo la morte di Thutmosi II. Fu appunto l’unica ad aver governato l’Egitto come Faraone e non come Regina.Il suo lungo regno fu caratterizzato da molti scambi diplomatici e commerciali con vari paesi lontani, che servirono anche a mantenere una situazione di pacifica tranquillità. L’importanza assunta dalla Faraona fu tuttavia motivo di odio per il successore Thutmosi III, che fece cancellare il suo nome dalle liste reali, dai monumenti e dai papiri. Perché tutto questo odio? Hatshepsut era la figlia primogenita di Thutmosi I e della Grande Sposa Reale Ahmosis. Succedette al padre dopo che questo morì nel 1512 a.C. , sposando il fratello Thutmosi II. Alla morte del fratello/marito, non avendo avuto eredi maschi, ma solo due figlie: Hatshepsut (come lei) e Neferura, il trono spettò di diritto al giovane fratellastro che suo padre aveva avuto poco prima di morire da una delle spose secondarie, Mutnefert. Con il pretesto che si trattava solo di un bambino, Hatshepsut ottenne di regnare in attesa che il futuro Thutmosi III crescesse; ma al contempo fece anche in modo di allontanarlo, in una specie di esilio forzato, senza nessuna intenzione di cedergli il trono. Intanto, intorno all’anno 1470 a.C., si fece costruire il "Djeser Djeseru", ovvero un magnifico mausoleo, il cui nome egizio vuol dire "Sublime Sublimità", ma anche “Tempio dei milioni di anni”, ordinando all’architetto Senenmut di farla raffigurare come Faraone, con la barba posticcia e le sembianze di Osiride. Il Mausoleo fu costruito nel complesso di Deir el-Bahari, presso l'antica Tebe (oggi Luxor) che divenne, proprio con la XVIII dinastia, della quale la regina faceva parte, capitale effettiva del Regno d'Egitto Per rafforzare la sua origine divina che le avrebbe dato diritto a governare come Faraone, nel mammisi (tipo di costruzione affermatasi nel periodo tolemaico che costituiva un tempietto, in prossimità del tempio principale, destinato al culto della maternità di Iside), di questo tempio fece incidere sulle pareti scene mai viste prima: il suo concepimento per opera del dio Amon, sua madre incinta, ed infine la sua nascita. Queste scene avrebbero immortalato per l’eternità (milioni di anni) la sua discendenza divina ed il suo diritto a regnare come Faraone, essendo Figlia di Amon. Così fu per oltre vent’anni, ma Hatshepsut non riuscì mai a regnare con Senenmut, perché, alla fine, Thutmosi III riuscì a riprendersi quel regno dal quale era stato scalzato, anche se gli apparteneva per diritto di nascita. Con un colpo di stato la legittimità regale fu ripristinata, i cartigli della matrigna cancellati, i papiri distrutti. Analoga sorte ebbero i monumenti, e tutto quanto poteva ricordare lei e i suoi dignitari... Una prova sconcertante di una conoscenza astronomica ereditata in qualche modo dall'architetto e dalla regina, si trova sul soffitto della tomba di Senenmut, situata affianco al mausoleo principale. In questo soffitto è riprodotta una precisa sezione della volta celeste del 10.450 a.C., con al centro la Cintura di Orione. Questo piccolo sistema è stato riprodotto in maniera precisa. Intorno alla cintura, vi sono tre orbite a forma di goccia o di ellisse. E' un simbolo non che non è presente nei geroglifici egizi, ma appartiene invece alla cultura mesopotamica, dove ha come significato "acqua", o "vita".
Pochi anni fa, gli scienziati (da alcuni dati forniti dal telescopio Hubble in orbita) avevano constatato che nella parte d'Universo che ci circonda vi sono due grandi concentrazioni di acqua. Uno nel nostro Sistema Solare e, quindi, sulla Terra. L’altro, invece, era proprio nel Sistema di Orione. L’incisione venne ritrovata, quasi per caso, sotto uno strato di intonaco, ciò a significare che era una conoscenza riservata e destinata ai posteri, piuttosto che ai contemporanei . I disegni vennero scolpiti, invece che dipinti, ciò a significare che l'architetto stesso fu l'autore, senza badare alla bellezza artistica. Venne iniziato esotericamente, conobbe l’origine della Razza Egizia, e “forse” apprese la Verità, come Imhothep prima di lui. E’ altamente probabile che la casta sacerdotale fosse una specie di casta misterica. Alcuni sacerdoti venivano iniziati nei segreti legati alla magia, all’alchimia e alle conoscenze scientifiche, mentre altri, particolarmente predisposti, e quindi selezionati dagli anziani, conseguivano la consapevolezza del proprio Sé attraverso la meditazione e solo dopo aver superato vari stadi, fino ad ottenere l’illuminazione. Senenmut era stato certamente iniziato e, di conseguenza, doveva essere al corrente di quella parte di rivelazioni a cui era giunto attraverso vari stadi di indottrinamento, oltre i quali, però, non aveva potuto accedere. Come in certe religioni misteriche e gnostiche del Medioevo, ai discepoli era consentito di sapere molto, ma non tutto; solo in questo modo c’era la garanzia che non potessero rivelare cose che non conoscevano neppure loro! I segreti relativi alle origini della razza egizia venivano rivelati solo in parte; in questo modo, non sarebbe stato possibile provocare rivoluzioni religiose scomode e pericolose… inoltre non venivano mai fornite quelle istruzioni che sarebbero state indispensabili, volendo utilizzare la Verità appresa.
Senenmut era un personaggio molto potente, perché godeva della protezione della Faraona. Ad un certo momento, però, fu fatto eliminare. Successe durante un colpo di stato che, togliendo di mezzo anche la faraona Hatshepsut, permise al figliastro della regina di riappropriarsi del trono e del titolo di Faraone, dopo una ventina d’anni di latitanza forzata, durante i quali lei lo aveva privato del diritto di regnare.
I sacerdoti, come succedeva in questi casi, si divisero in due fazioni (pro e contro), ma, apparentemente senza cambiare le loro abitudini, continuarono a svolgere tutte le funzioni quotidiane, comprese quelle relative alla sepoltura di Senenmut nella tomba che lui si era già preparato, a pochi metri dal Tempio dei milioni di anni che aveva fatto costruire per la sua amata regina, identificandola con Hathor stessa, la dea dell’amore. E doveva esserlo, vista la cura con la quale egli mimetizzò nei geroglifici una mappa celeste, indicando un gruppo di quattro stelle: una disegnata decisamente molto più a sinistra, rispetto le altre tre, dalla posizione inequivocabile. Per evidenziarne una, le erano state disegnate intorno tre specie di orbite ellittiche .
Il disegno indica, senza ombra di dubbio, tre ellissi a forma di goccia, intorno alla “stella” centrale (delle tre), che “puntano” verso una quarta più distante, sulla sinistra: a dimostrare che la stella distante è il punto di partenza e di arrivo, e non il contrario. Un disegno di questo tipo non è mai apparso altrove. Ed è unico nel suo genere.
Le tre ellissi disegnate non sono un geroglifico, quindi si tratta di un’indicazione specifica di un fatto, o di un’azione. Di quale? Risposte sempre dubbie.
Nella parte inferiore della volta, è rappresentato il calendario egizio (12 mesi di 30 giorni ciascuno).
Per l'esattezza:
AUTUNNO: il primo gruppo di quattro partendo dalla sinistra (L'autunno segnava i mesi dell'inondazione)
INVERNO-PRIMAVERA: la prima riga in alto a destra (quattro mesi, 2+2)
ESTATE: L'ultima riga di quattro in basso a destra Nella parte superiore è raffigurata una porzione di cielo.
Vi sono quattro barche: quelle più piccole, a sinistra, raffigurano i pianeti Giove e Saturno; le più grandi sono la dèa Iside, che astronomicamente simboleggia la stella Sirio, e il dio Osiride, al quale era attribuita l'omonima costellazione, quella che per noi si chiama oggi "costellazione di Orione".
In particolare, l'architetto ha voluto evidenziare un elemento preciso di tale costellazione: la Cintura, appunto.
Fonti non autorevoli hanno tradotto le scritte che appaiono sopra le tre stelle di Orione con la quarta stella aggiuntiva e le forme a goccia. Il loro significato letterale è "Le Terre della grande Nut".
Le 4 stelle sono le terre della grande Nut. Nut è la Dea che personifica la volta celeste. Quindi che senso ha parlare di Terre della volta celeste.
Vi è una teoria sulle 3 "ellissi" che circondano Al Nilam (la stella centrale della cintura): esse sarebbero le orbite di altrettanti pianeti. Alcuni pensano siano Pianeti simili alla Terra, poiché le 3 linee, più che ellissi perfette (come sono le orbite dei pianeti) assomigliano a delle gocce d'acqua, che è simbolo e condizione essenziale per lo sviluppo delle forme di vita.
Le tre stelle a goccia hanno una didascalia data da alcuni geroglifici.
Essi sono rispettivamente da destra verso sinistra:
Tre linee orizzontali che stanno a significare per tre volte il nome "Ta" = "Terra"; il simbolo di "Nut", corrispettivo della Dea del Cielo "Nut"; il simbolo di "Khet" = "Ventre". Il tutto sembra leggersi quindi come: le "Tre Terre del Ventre di Nut", che si può interpretare come "Tre Pianeti dello Spazio Celeste".
Tale legenda coincide poi perfettamente con una identica dicitura che si trova in un registro posto immediatamente sopra il riquadro delle tre stelle a goccia, che contiene una figura antropomorfa che impugna uno scettro "Uas".
Questo attributo qualifica tale figura come Divinità. Se si guarda il Registro di Stelle, subito sopra queste figure, vi sono i Geroglifici di "Khau Mes" = "Nascita delle Migliaia".
Questa Stella Decano corrisponde, (da Angelo Angelini: “Il Segreto di Nostradamus") alle Pleiadi, e "controlla" lo spazio celeste appartenente alla Costellazione del Toro.
Subito a destra delle Pleiadi (Khau Mes) si trovano altri 2 Decani, i cui geroglifici comprendono "Kod" = "Quelli che sono in circolo" e "Sawy Kod" = "i 2 figli di quelli che sono in circolo". Per Angelini essi corrispondono, rispettivamente, a Menkab = (Alfa della Balena), e ad Algol (Beta di Perseo). Ancora a destra si trova il Decano "Qe Mut Hr Geru" = Hamal (Alfa dell’Ariete) e Sheratan (Beta dell’Ariete).
Un aspetto interessante è poi, nella parte bassa della raffigurazione del soffitto della Tomba di SenenMut, una duplice serie di Stelle disposte a "V", che inizia nella parte terminale di Sah-Orione e termina in corrispondenza esatta del limite destro della "Vignetta" delle tre stelle a "Goccia".
Ideograficamente sembrerebbe potersi trattare di una "Strada fra le Stelle".
Ma esistono riferimenti egizi a "Vie" o "Sentieri" nel Cielo nei Testi delle Piramidi.
Gli Antichi Testi delle Piramidi ci dicono infatti che:
(Formula 756) "(La Dea) Nut prenderà la tua mano e ti darà una strada per l’Orizzonte, verso il luogo dove è Ra."
(Formula 889) "Io remo con Ra, quando attraversa il Cielo, come una stella d’oro, la Luce brillante del 'Toro della luce solare'."
(Formula 801) "Possa tu trasferirti nel Cielo, perché le 'strade delle distese celesti' che portano a Horus, sono aperte per te."
(Formula 1325) "Ma per ogni Dio che prepara per me una scalinata, io ascendo e salgo fino al Cielo. Per ogni Dio che appronta un posto per me nella sua barca, io ascendo e salgo fino al Cielo."
(Formula 1431-1433) "Una scala è preparata per il Re, cosicché egli possa ascendere nel suo nome di 'Ascesa al Cielo' ...Il Toro Celeste ha piegato il suo corno affinché il Re possa raggiungere i 'Laghi del Mondo Sotterraneo'."
(Formula 2062) "Il Faraone si sistema sul tuo sentiero, o Horus di Shezmet, mediante il quale tu guidi gli Dei ai bei sentieri del Cielo ed ai 'Campi delle Offerte'."
Formula 2095) "Tu, o Re, messaggero del gran Dio, vai in cielo, vieni vanti dal 'Cancello dell’Orizzonte'."
(Formula 2122) "Io illumino (occupo) il mio posto nella 'strada dei rematori nel Cielo'.) Io remo (viaggio in questa strada nel Cielo."
Il concetto di "Cancello dell’Orizzonte", quello delle "Strade delle distese celeste", quello della "Strada dei rematori del Cielo" fanno ipotizzare un percorso privilegiato e ben preciso nel Cielo. Si potrebbe trattare di uno Stargate, come suggerito dal soffitto di Senenmut?
I riferimenti al "Toro Celeste" dei Testi delle Piramidi non fanno poi che ribadire il collocamento della "V" di Stelle proprio sotto il Decano "Khau Mes", corrispondente alla Costellazione del Toro.
Ma un riquadro con tre stelle a goccia, sempre con la precedente dicitura "Tre Terre, La Strada di Stelle a V = Stargate? Ventre della Dea Nut" lo troviamo altresì nella Tomba del Faraone Ramses VI. Qui troviamo anche un orologio stellare con l’identificazione delle stelle per le 12 ore della notte, che venivano indicate con l’orientamento rispetto alla figura di un Sacerdote posto di fronte al Sacerdote che faceva le osservazioni e compilava la Tabella Oraria mediante l’Asta Graduata, chiamata "Merkhet". Tale orologio è poi ugualmente raffigurato anche nella Tomba di Ramses IX. Viene rappresentato così il Cielo nel 2° mese della stagione di Akhet (corrispondente al Tolemaico Phaophi) per i giorni da 1 a 15 e per i giorni da 16 a 30. Nella seconda metà del mese di Phaophi vediamo che la 6a ora è contrassegnata dalla dicitura geroglifica: "Stella della 'Terra delle Migliaia' sopra l’occhio destro (del Sacerdote Osservatore)".
Anche nel secondo orologio esiste una stella oraria contrassegnata con la 8a ora per i giorni 1-15, e con la 7a ora per i giorni 16-30. La dicitura geroglifica dice che si tratta della: "Stella della Terra di Sar".
Si sa che gli Antichi Egizi con il termine "Ta" indicavano un territorio geograficamente esteso.
Infatti il Faraone era definito come Signore delle 2 Terre (Neb Ta-wy), che corrispondevano all’Alto ed al Basso Egitto.
È veramente strano che venga associato il nome "Ta" = "Terra" sia alle Pleiadi, la Stella "Khau Mes" che alla stella "Sar".
Ci si chiede: come facevano a sapere gli Antichi Egizi che c’erano "Terre" = Pianeti, associati a certe particolari Stelle e non ad altre?
C’erano forse andati od era stato detto loro che vi erano Pianeti abitabili in quei Sistemi Planetari e, se sì, da chi? Da visitatori Alieni che da lì provenivano?
L’ipotesi, teorica per il momento, di Viaggi Interstellari mediante condotti spazio-temporali, è presa seriamente in considerazione da scienziati odierni.
È possibile che anche nell’Antico Egitto ci fosse quello che potremmo definire uno "Stargate", cioè una "Porta delle Stelle"? Di sicuro vi è il Geroglifico che lo rappresenta!
In una sua iscrizione si legge: "Avendo percorso tutti gli scritti dei saggi, non ignoro nulla di quel che è successo a partire dal primo giorno". Difatti, l'architetto Senenmut venne iniziato alla Casa di Vita di Karnak, luogo che nell'Antico Egitto era fondamentale, sede di culture ancestrali e religiose che erano accessibili solo a pochi. Al giorno d’oggi, sappiamo ben poco su ciò che veniva conservato in questo tipo di "biblioteche segrete".
Ma Senenmut venne a conoscenza di cose che probabilmente volle svelare alla sua amata. Magari, per questo motivo, i sacerdoti si scagliarono contro l'architetto di corte e, in seguito, anche contro la Faraona: solo gli iniziati infatti potevano conoscere i segreti della Storia d'Egitto. Sta di fatto che, dopo la morte dei due, il faraone Thutmose III e i Sacerdoti di Tebe condannarono Hatshepsut e Senenmut alla "damnatio memoriae", distruggendo ogni effigie che rappresentasse i due nel Mausoleo di Deir el-Bahari.

n.b.: Recentemente, un nuovo satellite dotato di un particolare strumento in grado di rilevare le presenza di acqua nell'universo, ha trovato due punti dove la concentrazione di acqua è particolarmente elevata: il nostro sistema solare e Alnilam, o Y-Orionis, che è proprio la stella centrale della cintura di Orione. Gli antichi egizi conoscevano dunque dove nell'universo era possibile la vita!

Nella foto : il soffitto della Tomba di Senenmut


Si vive solo due volte

o così almeno sembra.

Una volta per te stesso

e una per i tuoi sogni.

Scivoli attraverso gli anni

e la vita ti sembra senza sorprese.

Finché un sogno appare

e libertà è il suo nome.

E libertà è uno sconosciuto

che ti fa un cenno.

Non pensare al pericolo

o lo straniero sparirà.

Questo sogno è per te

quindi pagane il prezzo.

Trasforma un sogno in realtà. (*)




(*)Titolo originale “You only live twice”,
di Barry-Bricusse, 1967,
canzone del film omonimo
della serie James Bond, di Jan Fleming
.

venerdì 12 febbraio 2010

ciò che è in basso...è in alto...





Il bacino e il cranio si corrispondono come in uno specchio: nella testa si hanno la pia madre e la dura madre che avvolgono il cervello immerso in un liquido trasparente, mentre ne'utero si hanno le membrane amniotiche che avvolgono il feto.
Questo voler continuamente tendere in natura all'unificazione dell'alto e del basso viene suggerito anche dall'interpretazione del nome di Giacobbe che deriva dall'aggiunta di una "Y" iniziale alla parola "akev"=tallone, ciò sta quindi ad indicare che l'energia del basso(del tallone) è salita fino alla Corona (sede dello Yod) e che tutto il corpo ne è stato trasformato così l'uomo di luce ha preso il posto del vecchio uomo, è come se fosse venuto al mondo un nuovo adamo è la trasformazione di ciascun essere umano in creatura/creatore di-vina.

mercoledì 3 febbraio 2010

importanza della preghiera



Sono fermamente convinta dell'esisternza di una multidimensionalità: il nostro mondo è fatto della stessa sostanza, cioè di pacchetti di luce che vibrano a velocità differenti e che sul nostro piano tridimensionale si muovono lentamente dando forma, secondo vibrazioni diverse,ma sempre tendenzialmente lente, alla vita minerale, vegetale, animale, umana. Penso che ci siano una molteplicità di strade e che esse differiscano le une dalle altre per particolari, che potrebbero sembrare del tutto insignificanti, ma che, per "l'effetto farfalla", a lungo termine porterebbero a risultati completamente diversi. Tuttavia, la cosa importante è che la differenza esista e ciò ci porta a credere che se oggi, nel nostro presente, siamo capaci di introdurre anche una piccola modifica, possiamo sfuggire all'effetto delle profezie negative. Sembra che, usando il pensiero, il sentimento e l'emozione uniti nella nostra preghiera, possiamo attrarre i punti di scelta e cambiare i risultati previsti. Esiste un nesso profondo tra i nostri pensieri collettivi, i nostri sentimenti e le nostre aspettative e la realtà esterna. Con la forza della preghiera dunque si può modificare il punto di scelta. Il punto di scelta è la possibilità d'apertura di un varco, di un ponte che permette di cambiare sentiero per passare al risultato di un altro sentiero parallelo: in sintesi è un qualcosa che ci permette di effettuare un salto quantico da una sequenza di effetti già sperimentata ad una nuova sequenza dall'esito differente. E' come se la stessa storia fosse stata scritta prevedendo finali diversi: ad un certo punto ci troviamo nella biforcazione multipla che ci permette di imboccare un risultato piuttosto che un altro.
Questo modo di pensare era connaturato alla visione della vita degli Esseni, come si rileva dai Vangeli esseni di 2.500 anni fa, i quali riflettono l'idea che gli eventi esteriori sono il riflesso delle nostre più profonde credenze interiori. Gli Esseni avevano una visione olistica della vita e, appunto per questo motivo, consideravano gli squilibri della terra come specchio degli squilibri del corpo fisico dell'uomo. In quest'accezione, per es., anche le catastrofi naturali, i cambiamenti meteorologici sono specchi di grandi cambiamenti che stanno avvenendo nella coscienza umana. Le molteplici profezie sparse in testi di tutti i generi e di tutte le epoche e trova che esse sono concordi nel prospettare il nostro tempo come punto culminale di un'epoca, dopo la quale ci sarà un assetto del tutto nuovo. Moltissime profezie concordano nel considerare, come anno iniziale del cambiamento - che prevede l'attuarsi graduale di eventi catastrofici prima dell'avvento del nuovo mondo - il 1998. Tra i rotoli del Mar Morto è stato ritrovato "Il libro esseno della Rivelazione" che sembra essere una versione dell'Apocalisse di Giovanni, forse la sua versione originale, da cui discende quella attualmente a noi nota. Nel testo l'Apostolo Giovanni chiede all'angelo che lo guida il perché del verificarsi di quegli avvenimenti catastrofici e la voce angelica risponde: "L'uomo ha creato questi poteri distruttivi. Egli li ha forgiati con la sua stessa mente. Ha girato le spalle alle (forze) angeliche del Padre Celeste e della Madre Terra, e ha messo a punto la sua stessa distruzione". Due deduzioni mi sembra si possano trarre da queste parole: 1) il potere mentale umano collettivo è capace di rettificare, di creare l'esperienza;2) il male si attua come disattenzione delle Leggi Universali. Ne consegue allora che bisogna imparare come usare coscientemente questo potere alla luce della conoscenza della Volontà Divina, cioè delle Sue Leggi. Ritornando a Giovanni, egli chiede all'Angelo: "C'è speranza?", e Questi risponde: "C'è sempre speranza" e gli fa vedere una visione di beatitudine e di pace nel mondo. E ancora, a Giovanni, che chiede cosa bisogna fare perché si realizzi la seconda possibilità, la voce risponde che saranno i viventi di quell'epoca a decidere gli avvenimenti: "Io darò generosamente all'assetato dalla fontana dell'acqua della vita". Forse ciò può significare che chi si allineerà con la vita, con le sue leggi e non con il desiderio di distruzione, realizzerà concretamente e con pienezza quella stessa vita. Esso consiste nella forza della tecnologia della preghiera di massa. Potevano anche non esserci parole nella preghiera efficace ed efficiente, ma se vi erano, quelle parole dovevano suscitare un sincero sentimento, un' emozione. La sfida di questa epoca sarebbe allora quella di formare la massa, diffondendo l'idea e la pratica di questa forza, attraverso l'esperienza di gruppi che vanno sempre più collegandosi, pur rimanendo nei propri luoghi di residenza. Ancora una volta gli avvenimenti e le profezie sembrano dimostrarci che: "noi impersoniamo il potere collettivo di scegliere quale futuro vogliamo sperimentare".
Possiamo dare ciò che abbiamo, possiamo espandere fuori di noi ciò che siamo. Ciò che vogliamo deve realizzarsi contemporaneamente nel pensiero, nel sentimento e nel corpo umano. Il pensiero e l'emozione, prima devono essere considerati separatamente e poi riuniti perché il PENSIERO deve essere il sistema di guida che indirizza le nostre emozioni. Il pensiero, anche sotto forma di immaginazione, determina dove dirigere l'attenzione e l'emozione. L'EMOZIONE è l'energia che ci fa percorrere la direzione voluta, è "la fonte di potere." I pensieri, in se stessi, possono veicolare delle aspettative, ma rimangono desideri potenziali e quindi inerti se non sono accompagnati dal potere dell'emozione. Spesso, però, l'emozione che accompagna un desiderio cammina in direzione inversa al nostro desiderio, ma noi non ne siamo coscienti. Se per esempio desidero una salute migliore, sotto il pensiero del miglioramento c'è la paura della malattia, della poca salute che ho, e quest'emozione dà potere proprio a ciò che temo: la malattia. Anche a livello di pensiero, dicendo "migliore", implicitamente mi focalizzo sul "non abbastanza"; e se pensiamo di non avere abbastanza, inconsciamente ci sentiamo miseri, angosciati.
Nel Vangelo troviamo:"Chiunque cerchi di proteggere la propria vita la perderà". Ciò potrebbe appunto significare che, chiunque cerca di difendersi da tutto ciò che può influire negativamente sulla propria vita, finisce col focalizzare l'attenzione su ciò che vuol evitare, attirandolo. L'emozione che colleghiamo all'immagine attrae la possibilità di quest'immagine. Quando "non vogliamo" qualcosa - un'emozione basata sulla paura - la nostra paura in realtà alimenta ciò che diciamo di non volere." In sostanza, la legge creativa, che regola questo nostro potere, implica che noi ci focalizziamo solo sul positivo, su ciò che vogliamo e mai su quello che non vogliamo che accada; quindi, per es., dire e sentire: "fai scomparire la guerra", finisce col dare forza all'idea di guerra, mentre pregare per la pace significa focalizzare l'attenzione su di essa. Non basta, tuttavia, limitarsi a quest'aspetto della preghiera, ma ogni possibilità effettiva di cambiamento, sia a livello individuale (ad es., la guarigione personale a tutti i livelli, da quello fisico alla realizzazione spirituale), sia a livello sociale (mutamento degli schemi che reggono la società, realizzazione di un nuovo mondo), si concretizzerà solo se riusciremo a sintonizzarci sullo stato d'animo del risultato e non sul tempo che ci sarebbe voluto a produrlo. In sintesi, dobbiamo sentire che ciò che vogliamo si è già realizzato e che la nostra preghiera è stata esaudita nel momento stesso in cui l'abbiamo pronunciata. La fede diventa l'accettazione del nostro potere in quanto forza capace di imprimere una direzione alla creazione". La modalità di richiesta della nuova forma di preghiera necessariamente deve terminare con un'esplicitazione di gratitudine, perché se siamo convinti che ciò che chiediamo è stato ottenuto, dobbiamo ringraziare. Anche se non vediamo al momento risultati concreti, dobbiamo essere sicuri che in qualche parte del mondo la nostra preghiera è già stata esaudita. Perché noi creiamo come dei “Siamo aquile che possono fissare il sole". Nel "Vangelo esseno della pace" sta scritto: "Il Figlio dell'Uomo cercherà prima di tutto la pace nel corpo; perché il corpo è come uno stagno di montagna: quando è calmo e limpido rispecchia il sole, ma quando è pieno di fango e sassi non rispecchia nulla. Poi, affinché l'Angelo della saggezza possa guidarlo, il Figlio dell'Uomo cercherà la pace nel pensiero… Non esiste, né in cielo né in terra, un potere più grande dei pensieri del Figlio dell'Uomo.
Anche se è invisibile agli occhi del corpo, ogni pensiero è fornito di una grande potenza, e la sua forza può persino scuotere i cieli. Poi il Figlio dell'Uomo cercherà la pace dei sentimenti… Dobbiamo dunque sollecitare l'Angelo dell'Amore, affinché entri nei nostri sentimenti e li purifichi; e allora tutto ciò che era impazienza e discordia si trasformerà in armonia e pace… La Pace è la chiave di tutta la conoscenza, di tutti i misteri e di tutta la vita".
Per evolvere, quindi, non è sufficiente solo volgere la mente e le aspettative verso dimensioni superiori o fare pratiche più o meno esoteriche, senza essere scesi prima nel proprio profondo e avere risolto tutte le agitazioni, istintività, i pregiudizi ecc., senza prima aver trovato la pace, l'accettazione piena di ogni situazione, la capacità di avvolgerci nella pace in qualunque stato. Se ci lasciamo prendere dal risentimento, se non sappiamo perdonare chi ci sta vicino e ancora ci agitiamo, perché non riusciamo a dirigere qualcosa o qualcuno come vorremmo; se ci sentiamo delusi, perché le nostre aspettative non si sono realizzate; se ci sentiamo messi da parte o non considerati; se abbiamo bisogno dell'approvazione degli altri per sentire di valere qualcosa; quando pensiamo che solo una forma di realtà sia giusta e non ci apriamo alle mille possibilità, al fluire della vita, allora non siamo quello che crediamo di essere e, forse, agitiamo in noi stessi solo fantasie spirituali, fantasie, che precludendoci di vedere la realtà, finiscono per allontanarci proprio da quella meta verso cui crediamo di camminare. Siamo quindi responsabili della nostra salute e abbiamo in noi stessi il potere della guarigione, ma siamo responsabili anche degli altri, perché, all'interno di una visione unitaria, le scelte e le azioni di ogni singolo influenzano tutti gli altri, anche se alcune azioni hanno un effetto minore o maggiore. Esiste infatti un collegamento fra le cose e fra tutti gli uomini. Così, per risonanza, anche noi siamo connessi in un sistema che potrebbe essere definito come "mente universale". Questa forma di preghiera segue l'iter del processo creativo: "In principio c'era il Verbo e il Verbo si fece carne". Ciò significa che all'inizio della Creazione agisce il pensiero, il concetto; ma ciò non basta, perché il pensiero deve manifestarsi, farsi carne e per questo occorre l'intervento della volontà di realizzazione, occorre il desiderio profondo il quale agisca come propellente che immette il movimento per passare dalla forma pensata all'espressione concreta. Dobbiamo operare a livello del cuore che è la sede dei sentimenti, e sono proprio essi che "possono trasformare le convinzioni della mente". Occorre però mantenere la creazione effettuata, perché - ci avverte il testo - "quello che si è creato focalizzando il pensiero, si conserva mantenendolo a fuoco; continuerà ad esistere finché serve allo scopo e finché resta l'attenzione positiva… Il nuovo paradigma è un centro focale di desiderio collettivo, animato da un intento ben chiaro che va mantenuto per un periodo abbastanza lungo per consentirne la manifestazione." Si tratta in sintesi di entrare in se stessi e utilizzare il pensiero individuale nel flusso creativo, che è proprio della divinità, di cui siamo fatti ad immagine e somiglianza. Bisogna saper interiorizzare, tornare all'autocontemplazione: ma "autocontemplazione" non significa restare seduti in un angolo a fissarsi l'ombelico, chiedendosi "chi, cosa e dove sono?", vuol dire invece applicare le leggi universali e contemplare i risultati che queste producono nell'esperienza, per raggiungere l'illuminazione". "Sono un umano in divenire! Aiutatemi a trasformarmi!". Essa viene considerata come un potente mantra che avvia il processo di mutazione. La preghiera che ottiene risposta dev'essere la vera preghiera, dev'essere perciò scientifica e deve seguire la legge prefissata. La Legge è: "poiché tu sai, la tua preghiera viene esaudita," e "le cose che desideri,quando preghi, sappi che le riceverai e le avrai". Se sappiamo con certezza che qualunque cosa abbiamo chiesto è già nostra, veniamo a conoscenza che stiamo lavorando secondo la legge. Se il desiderio si realizza, allora sappiamo che la legge è stata adempiuta. Se il desiderio non viene realizzato, allora dobbiamo capire che c'è qualcosa che non va nella nostra richiesta. Usate parole positive nel fare la vostra richiesta. Non c'è null'altro che la perfetta condizione desiderata. Poi piantate nella vostra anima l'idea-seme perfetta e soltanto quella. Quindi,chiedete che si manifesti la salute e non di essere guariti dalla malattia. Esprimete l'armonia e realizzate l'abbondanza. Non chiedete di essere liberati dalla disarmonia, dalla miseria e dalle limitazioni. Gettatele via,come scartereste una veste logora. Non giratevi neanche un attimo. Esse non sono niente. Ricordatevi che la parola di Dio è un seme. Esso deve crescere. Lasciate il come, il quando e il dove a Dio. Il vostro compito è dire ciò che volete ed emanare benedizioni, sapendo che, nel momento in cui avete chiesto, avete ricevuto… Tenete il pensiero dell'abbondanza divina sempre in mente. Se vi viene qualche altro pensiero, sostituitelo con quello dell'abbondanza di Dio e benedicete
quell'abbondanza. Ringraziate costantemente, se è necessario che il lavoro sia compiuto. Non tornate a chiedere. Semplicemente benedicete e ringraziate, perché il lavoro è compiuto. Dio sta lavorando in voi,state ricevendo quello che desiderate, poiché desiderate soltanto il bene per poterlo dare a tutti. Che questo avvenga in silenzio e in segreto. Pregate vostro Padre in segreto. E vostro Padre, che vede il segreto della vostra anima, vi ricompenserà apertamente… Quindi le istruzioni sono: Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza. Ora entrate all'interno della vostra anima profondamente, non con proibizioni, paure incredulità, ma con un cuore contento, libero, riconoscente, sapendo che quello di cui avete bisogno è già vostro". Amare Dio con tutta l'anima, tutto il cuore, tutta la mente, tutta la forza, significa che non vi deve essere divisione e conflitto in chi prega, ma bisogna essere immersi completamente nel desiderio da realizzare, per cui si diventa quella cosa; non rimane un minimo spazio di pensiero altro, di distrazione, il mondo si racchiude tutto nell'oggetto del desiderio e l'essere sparisce in esso; ma il desiderio deve realizzare un fine "BUONO" . Molto spesso nella realtà noi facciamo una cosa e ne pensiamo un'altra, o facciamo più cose contemporaneamente o non siamo nemmeno coscienti di manifestare un desiderio a parole, mentre nel nostro profondo ne vive uno diverso. Con tutto il mio cuore: “Nel cuore del mio essere, o Padre, io sono uno con Te e Ti riconosco come Essere, il Padre di tutto. Tu sei Spirito, Onnipresente, Onnipotente, Onnisciente. Tu sei Saggezza, Amore, Verità, il Potere, la Sostanza e l'Intelligenza dalle quali e attraverso le quali ogni cosa viene creata. Sei la Vita del mio spirito, la Sostanza della mia anima, l'intelligenza del mio pensiero. Sto esprimendo Te nel mio corpo e nelle mie opere. Tu sei l'inizio e la fine, l'origine di tutto il bene che posso esprimere. Con tulla la mia anima: Il desiderio del mio pensiero piantato nella mia anima è affrettato dalla Tua vita nel mio spirito; e nella pienezza del tempo, attraverso la legge della fede, viene reso visibile nella mia esperienza. So che il bene che desidero esiste già nello spirito, in forma invisibile, e non aspetta altro che il compimento della legge per mostrarsi, ed io so che è già con me.” Le parole che ora pronuncio Ti indicano, Padre mio, quello che desidero. E' piantato come un seme nel terreno della mia anima. Deve germogliare. Permetto soltanto al Tuo Spirito - Saggezza, Amore e verità - di muoversi nella mia anima. Desidero soltanto ciò che è bene per tutti, e ora Ti chiedo, Padre, di manifestarlo. Padre, all'interno di me Ti chiedo di esprimere l'Amore, la Saggezza, la Forza e l'Eterna Gioventù. Ti chiedo di realizzare l'Armonia, la Felicità e la Prosperità abbondante; cosicché io possa avere la comprensione, direttamente da Te, del metodo per attingere dalla Sostanza Universale quello che soddisferà ogni buon desiderio. Questo affinché io possa avere la comprensione ed essere al servizio per tutti i Tuoi figli. Con tuttala mia mente: Quello che desidero è già in forma visibile. Formo nella mente soltanto quello che desidero. Come un seme inizia la sua crescita sottoterra, nel silenzio e nell'oscurità, così ora il mio desiderio prende forma nel regno silente e invisibile della mia anima. Entro nel tabernacolo e chiudo la porta.
Quietamente, con fiducia, ora tengo il mio desiderio in mente, come già realizzato. Padre, attendo ora il perfetto delinearsi del mio desiderio. Padre, Padre, Ti ringrazio dentro di me perché ora, nell'invisibile, la realizzazione del mio desiderio è sempre radicata, e so che Tu hai riversato amorevolmente e abbondantemente a Tutti il Tuo tesoro. So che hai realizzato ogni buon desiderio della mia vita. Che io possa essere partecipe della Tua opulenza; che io possa realizzare la mia unità con Te; che tutti i Tuoi figli possano realizzare la stessa cosa; e che qualunque cosa io abbia, possa concederla per aiutare tutti i Tuoi figli. Tutto ciò che ho lo do a Te, o Padre.
Con tutta la Mia Forza: Nessun mio atto o pensiero negherà che ho già ricevuto in spirito la realizzazione del mio desiderio che ora è manifesto e perfettamente visibile. Nello spirito, nell'anima, nella mente, nel corpo, sono in armonia con il mio desiderio. Ho percepito il mio bene nello Spirito. L'ho concepito come una perfetta idea nell'anima e ho dato una vera forma-pensiero al mio desiderio. Ora porto il mio desiderio perfetto ad essere una vera manifestazione. Ti ringrazio, o Padre, perché ora possiedo Amore, Saggezza e Comprensione; Vita, Salute, Forza ed Eterna Gioventù; Armonia, Felicità e Prosperità abbondante; e il metodo per manifestare dalla Sostanza Universale quello che soddisferà ogni buon desiderio. Non vi ho detto che, se crederete, vedrete la gloria di Dio?" L'essere, che parla nel libro, poi fa un esempio pratico di desiderio e dice che se si vuol materializzare, mettiamo il caso, un cubetto di ghiaccio, bisogna prima formare un disegno mentale di ciò che si desidera e tenerlo fermo nella mente il tempo sufficiente a formare l'immagine, per poi lasciarla cadere completamente e guardare direttamente nella Divina Sostanza Universale. Questa Sostanza è parte di Dio e nostra ed in essa c'è ogni cosa di cui abbiamo bisogno. Dio emana verso di noi quella Sostanza con la stessa velocità con cui noi la possiamo usare. All’ora attuale, c’è un immenso cambiamento vibrazionale sulla terra, per cui tutte le forme di vita risentono dell’aumento dell’energia spirituale man mano che essa penetra i regni inferiori. L’effetto accelera l’evoluzione degli schemi di comportamento sia positivi che negativi. Ci sarà apparentemente un marcato aumento del negativo, fino a quando tali schemi non saranno elaborati e liberati, così come, spostando un oggetto rimasto per lungo tempo immobile, viene rimossa la polvere. Questi cambiamenti arriveranno come onde che si avvicinano senza sosta alla spiaggia, l’una dopo l’altra. Lasciatevi andare e non soffermatevi su ciò che in voi non va. Vi sentite pesanti? Scoprite quali sono i vostri pesi: lasciateli cadere. Trovate il cibo ingombrante, i pensieri gravosi, le abitudini confuse, le persone stressanti? Liberatevene ed elevate la frequenza del vostro corpo fisico. Accordatevi al cuore più puro della madre terra e là fate vibrare dolcemente il vostro corpo. Questo periodo si rivela per alcuni troppo difficile da affrontare coscientemente, ed essi scelgono la morte, la malattia, la tossicomania o la follia come mezzi per evitare questo mutamento. Sappiate che non vi è alcun mezzo per evitare la trasformazione imminente, e non c’è ragione per tirarsi indietro proprio ora. Il segreto è di semplificare, di raccogliersi, essere un canale per tutte le elevate energie d’amore e verità che ora penetrano il pianeta. Divenite sempre più puri ed abbiate fiducia nell’espressione spontanea che viene dal cuore. In questo modo, la vostra sensibilità aumenterà, come anche la capacità dei vostri nervi, ghiandole e corpo sottile, così da dirigere i voltaggi crescenti senza rimanerne bruciati. Non vi potete più permettere un processo di assimilazione lento e graduale. Coloro che accetteranno il cambiamento saranno stimolati da livelli superiori a richiedere l’accesso a capacità accresciute. I vostri corpi si trasformeranno. Meditate spesso e raccoglietevi costantemente nell’unità e nel momento presente; aprite il vostro cuore, rafforzate il vostro corpo, abbandonate la vostra tossicomania, le vostre dipendenze, imparate a riposarvi realmente e mantenete un’attitudine gioiosa; riceverete nutrimento dall’azione, divenendo consapevoli del processo alchemico evolutivo che si sta realizzando in ogni vostra molecola.
(FONTE: Ho-oponopono )

martedì 2 febbraio 2010

La festa delle luci.






















La storia: La Candelora è celebrata nella tradizione pagana e neopagana, ed alcuni studiosi rilevano come si tratti di una festività introdotta appunto in sostituzione di una preesistente. Chiamata Imbolc nella tradizione celtica, che segnava il passaggio tra l’inverno e la primavera ovvero tra il momento di massimo buio e freddo e quello di risveglio della luce. Anticamente questa festa veniva celebrata il 14 febbraio (40 giorni dopo l'Epifania), il rito di purificazione del Lucernare, di cui parla Egeria "Si accendono tutte le lampade e i ceri, facendo così una luce grandissima" (Itinerarium 24, 4), con le antiche fiaccolate rituali che si facevano nei Lupercali festività romana che si celebrava nei giorni nefasti di metà febbraio, mese purificatorio in onore del dio Fauno nella sua accezione di Lupercus, cioè protettore del bestiame ovino e caprino dall'attacco dei lupi. Dopo il sacrificio di capre (si ignora se una o più di una, se di genere maschile o femminile) e, pare, di un cane (i Luperci sono "quelli che cacciano i lupi"), i due nuovi adepti venivano segnati sulla fronte intingendo il coltello sacrificale nel sangue delle capre appena sacrificate. Il sangue veniva quindi asciugato con della lana bianca intinta nel latte di capra, al che i due ragazzi dovevano ridere. Questa cerimonia è stata interpretata come un atto di morte e rinascita rituale, nel quale la "segnatura" con il coltello insanguinato rappresenta la morte della precedente condizione "profana", mentre la pulitura con il latte (nutrimento del neonato) e la risata rappresentano invece la rinascita alla nuova condizione sacerdotale. Venivano poi fatte loro indossare le pelli delle capre sacrificate, dalle quali venivano tagliate delle strisce, le februa o amiculum Iunonis, da usare come fruste. Dopo un pasto abbondante, tutti i luperci, compresi i due nuovi iniziati, dovevano poi correre intorno al colle saltando e colpendo con queste fruste sia il suolo per favorirne la fertilità sia chiunque incontrassero, ed in particolare le donne, le quali per ottenere la fecondità in origine offrivano volontariamente il ventre, ma al tempo di Giovenale ai colpi di frusta tendevano semplicemente le palme delle mani. In questa seconda parte della festa i luperci erano essi stessi contemporaneamente capri e lupi: erano capri quando infondevano la fertilità dell'animale (considerato sessualmente potente) alla terra e alle donne attraverso la frusta, mentre erano lupi nel loro percorso intorno al Palatino. La corsa intorno al colle doveva essere intesa come un invisibile recinto magico creato dagli scongiuri dei pastori primitivi a protezione delle loro greggi dall'attacco dei lupi; la stessa offerta del capro avrebbe dovuto placare la fama dei lupi assalitori. Tale pratica inoltre non doveva essere stata limitata al solo Palatino ma in epoca pre-urbana doveva essere stata comune a tutte le località della zona, ovunque si fosse praticato l'allevamento ovino. C'è incertezza sull'etimologia delle parole Lupercalia, Luperci e Lupercus, anche se la base è sicuramente costituita dalla parola lupus ("lupo") Questi rituali venivano celebrati nella grotta detta Lupercale, situata sul Colle Palatino dove, secondo la leggenda, i fondatori di Roma, Romolo e Remo, sarebbero cresciuti allattati da una lupa. Proprio riguardo alla februatio (cfr. Ovidio, I Fasti 2, 19-24, 31-32ss [Gli antenati romani dissero Februe le espiazioni: e ancora molti indizi confermano tal senso della parola. I pontefici chiedono al re e al flamine le lane che nella lingua degli antichi erano dette februe. Nel mondo romano la Dea Februa (Giunone) veniva celebrata alle calende di febbraio (nel calendario romano i mesi seguivano il ciclo della luna. Il primo giorno di ogni mese corrispondeva al novilunio (luna nuova) ed era chiamato “calende”, da cui deriva il nome “calendario”). Nel neopaganesimo Imbolc è uno degli otto sabba principali ed è legato alla purificazione ed ai riti propiziatori per la fertilità della terra Gli ingredienti purificatori, il farro tostato e i granelli di sale, che il littore prende nelle case prestabilite, si dicono anch'essi februe. Da ciò il nome del mese, perché i Luperci con strisce di cuoio percorrono tutta la città, e ciò considerano rito di purificazione. Durante il suo episcopato (tra il 492 e il 496 d.C.), il patriarca di Roma Gelasio ottenne dal Senato l'abolizione dei Lupercali ai quali fu sostituita nella devozione popolare la festa appunto della Candelora. Nel VI secolo la ricorrenza fu anticipata da Giustiniano al 2 febbraio, data in cui si festeggia ancora oggi. Questo periodo della Ruota dell’Anno comincia con la festa di Candelora - Imbolc e termina con l’arrivo della primavera segnato dalle festività legate all’Equinozio, a Oestara e alla Pasqua cattolica, festività che vanno dalle equinoziali del 21 di marzo alle pasquali che possono oscillare fino a fine aprile.E’ un momento importante nella vita contadina, un momento di marca, di demarcazione del tempo, del clima e delle stagioni.Situato tra il Solstizio d’Inverno e l’Equinozio, in una posizione che potremmo indicare con il Nord – Est in una immaginaria ruota delle corrispondenze, è associabile agli elementi Terra e Aria che vengono rappresentati dal clima freddo ancora persistente e dai primi venti che allontanano le perturbazioni consentendo al bel tempo di risorgere.
Associandolo al ciclo lunare, potremmo legarlo alla luna appena in crescita, appena dopo il novilunio ma che non è ancora al suo primo quarto.E’ quindi un tempo legato alla rinascita, ma una rinascita che non è ancora né presente né manifesta.






IL RITO: occorre: Una candela bianca, una candela verde ed una coppa di latte.
Prima di tutto, l'officiante deve creare intorno a sè un'atmosfera pulita e limpida, come area di lavoro, ad esempio con la visualizzazione di un vento, gentile all'inizio, che cresce fino a brezza decisa, che spazza la stanza dalla polvere rimuovendo ogni negativita'.Questo va accompagnato da un lavoro psichico su se stessi per lasciare fuori dalla cerimonia rancori, negativita' invidie, etc. A questo punto, si crea un cerchio protettivo intorno a quest'area cosi' nessuno disturbera'. Tutto questo viene fatto in silenzio, ed e' solo lavoro psichico, senza invocazioni. La formula rituale: "Io creo cosi' uno spazio sacro, In un giorno che non e' un giorno, in un posto che non e' un posto, Oggi e' un giorno che non e' un giorno, Tutti i rancori e i dolori, adesso lontani, Cosi' tutto qui sara' giusto e onesto, Questo e' un posto di magia, amore e fecondita'." Si medita qualche momento su cosa e' cambiato nell'atmosfera intorno, percepito il cambiamento si cerca di interiorizzarlo per ottenere la"centratura". Una volta centrati, riflettere sul significato della Candelora, la grande ruota dell'anno che ruota ancora una volta, l'intera umanita' che ruota con essa, in un gigantesco mutare che non e' sotto il nostro controllo, ma di cui facciamo parte. Si cerca di visualizzare la Dea, una donna splendente, all'inizio della gravidanza, circondata da luci di candele, come tante piccole stelle. E' giovane, feconda, florida e' feconda, e quindi Donna vera in carne, piena di promesse e di entusiasmo ed allo stesso tempo, Ella non e' una persona, in senso stretto: essa e' l'onnipresente profondita' della percezione della Natura, del Mondo Intero. E' anche chiamata Gaia, madre di tutte le cose, portatrice della primavera e della rinascita. A questo punto, Ella sara' presente. Si accende la candela Bianca e si dice qualcosa come:
"L'inverno e' stato lungo, e nelle nostre case siamo stati insieme in felicita'.Nell'inverno noi abbiamo scoperto la gioia della casa e della terra, e il piacere di una vita semplice.Attraverso l'inverno , Dea, tu hai dormito, una meravogliosa, Bianca Dea, che ci ha rinfrescato come tu ci rinfreschi ogni mattina (anche il mattino e' la rinascita della luce dalle tenebre della notte: tutto e' un ciclo) .Dea, noi ti ringraziamo per essere tornata."
Si prende la candela Bianca e si accende con essa la candela Verde.A questo punto, si spegne la candela Bianca e si dice: "Ma quando la ruota gira, tu rinasci e ritorni tra noi.Tu sei parte di quel ciclo.Il Bianco cede il posto al verde, e la nuova vita torna a fiorire.Nel tuo amore, ci dai questi regali di nuova vita e doni noi a loro, cosi' che possiamo goderne.Dea, noi ti ringraziamo." Si beve parte del latte, pensando al significato della festa e a quello che hai detto su di essa. Quando si è raggiunto uno stato di pienezza spirituale, riguardo il significato della Candelora , si dice: "Come sta venendo la stagione della vita, Madre, io chiedo a te nuova vita in me" Una volta che la gran parte del latte e' stato bevuto, si rovescia il resto su terra fertile mentre si benedice la fertilita' della Dea e della Terra, ringraziandola per questo.
A questo punto, ci si inginocchia e si centra in qualche minuto di silenzio il significato di cio' che è stato detto. Quindi si chiude il rito aprendo il cerchio.