venerdì 29 gennaio 2010

Il segno cinese ed il mio ascendente


SERPENTE
Nome cinese: SHE
Numero d'ordine: Sesto
Ore governate: 9 a.m. - 11 a.m.
Direzione del segno: Sud-Sud-Est
Stagione e mese: Primavera - Maggio
Segno Occidentale: Toro
Elemento fisso: Fuoco
Radice: Negativa


LA PERSONALITA' DEL SERPENTE: Filosofo, teologo, mago della politica, astuto finanziere... il nativo del Serpente è il pensatore più profondo e l'enigma più grande del ciclo cinese.E' dotato di saggezza innata ed è un mistico. Garbato e discreto, ama i buoni libri, i cibi raffinati, la musica e il teatro; predilige tutte le cose migliori della vita. Le donne più belle e gli uomini più poderosi nascono di solito sotto questo segno. Perciò, se siete del Serpente, vi troverete in buona compagnia. Un individuo di questo segno in genere si affida al proprio giudizio e non comunica bene con gli altri. Può essere profondamente religioso o psichico oppure, per contro, completamente edonista. In ogni caso, si fida delle sue vibrazioni assai più che dei consigli altrui. E molto spesso... ha ragione! Come il Drago, il Serpente è un segno karmico. La sua vita finisce in trionfo o in tragedia, a seconda delle sue azioni passate. E anche se lo negherà, è molto superstizioso dietro la sua facciata scettica. Le persone nate sotto altri segni possono rimandare il pagamento alla prossima vita (se si crede nella reincarnazione), ma il Serpente sembra destinato a pagare prima di andarsene. Forse questa è la sua scelta, perché una persona nata sotto questo segno è straordinariamente intensa e cerca di saldare i conti, consciamente o inconsciamente, in tutto ciò che fa. E' difficile che un nato nell'anno del Serpente sia turbato da problemi economici. Ha la fortuna di disporre di ciò che gli serve. Se i fondi scarseggiano, è in grado di rimediare alla situazione. Tuttavia, un Serpente non dovrebbe giocare d'azzardo: alla fine ci rimetterebbe. Se subisce perdite sensibili, è probabile che la cosa non si ripeta: il Serpente impara in fretta. E' capace di rifarsi con sorprendente rapidità e di regola è cauto e astuto negli affari.




LA PERSONALITA' DELL'ASCENDENTE PECORA: E' il segno più femminile dello zodiaco cinese. Il nativo dell'anno della Pecora è il buon samaritano del ciclo. E' virtuoso, sincero, e facile a lasciarsi commuovere. Quasi sempre è mite, addirittura timido. Nel migliore dei casi ha spirito artistico e creativo; in quello peggiore, tende a lasciarsi sopraffare dai sentimenti, è pessimista e chiuso. Il nativo della Pecora è famoso per la sua bontà e la sua compassione. Sa perdonare facilmente ed è comprensivo nei confronti dei difetti altrui. Detesta i programmi rigorosi, e non sopporta né l'eccessiva disciplina né le critiche. Ama i bambini e gli animali, è vicino alla natura e affezionatissimo alla famiglia. Tende addirittura a soffocare con le sue premure materne l'oggetto del suo affetto. È di umore variabile e gli è impossibile lavorare sotto pressione. Anche essere obiettivo gli è molto difficile. L'aspetto esteriore della Pecora, modesto e tranquillo, ben nasconde la sua decisione interiore. Quando è minacciato, il nativo sa reagire con appassionata fermezza, anche se detesta combattere. Se viene trascinato in una discussione, preferisce imbronciarsi, piuttosto che dirvi in faccia ciò che lo sconvolge. I suoi silenzi e i suoi bronci ottengono probabilmente più di quanto otterrebbe una scenata collerica; e così finisce spesso per spuntarla. Da bambino, molto di frequente viene viziato da un genitore o da entrambi. I cinesi credono che la fortuna sorrida alla Pecora perché ha indole pura e buon cuore. Non lesina tempo e denaro per aiutare gli altri. Quando non sapete a chi rivolgervi e non avete denaro, potete star certi che il nativo della Pecora non vi respingerà. Avrà sempre le tre cose più importanti della vita: cibo, riparo e vestiario. Dovunque vada, incontrerà persone che lo aiuteranno.

Il terzo Specchio



Il terzo Specchio Esseno è uno degli specchi più facili da riconoscere, perché è percepibile ogni volta che ci troviamo alla presenza di un’altra persona, quando la guardiamo negli occhi e, in quel momento, sentiamo che accade qualcosa di magico. Alla presenza di questa persona, che forse non conosciamo nemmeno, sentiamo come una scossa elettrica, la pelle d’oca sulla nuca o sulle braccia...sentiamo una sorta di attrazione magnetica nei confronti dell’altro e siamo portati a pensare di essere innamorati oppure non riusciamo a capire perché ci sentiamo così attratti. Che cosa è successo in quell’attimo? In quel momento, quando sentiamo un pizzicorìo lungo la colonna vertebrale, la vita ci mostra qualcuno che possiede delle qualità, delle caratteristiche che abbiamo perduto e ricerchiamo per recuperare la nostra interezza. Noi siamo attratti da coloro che possiedono ciò che abbiamo perso per rinforzare la nostra mancanza, fin tanto che non lo riconosciamo e lo recuperiamo nella nostra vita.

Attraverso la saggezza del terzo specchio ci viene chiesto di ammettere la possibilità che, nella nostra innocenza, rinunciamo a delle grosse parti di noi stessi per poter sopravvivere alle esperienze della vita. Queste "parti di noi" possono venir perse più o meno consapevolmente, o portate via da coloro che esercitano un potere su di noi.
Se ci troviamo in presenza di qualcuno e, per qualche motivo inspiegabile, sentiamo l’esigenza di passare del tempo con lui, poniamoci una domanda: che cos'ha questa persona che io ho perduto, ho ceduto, o mi è stato portato via? La risposta potrebbe sorprenderci molto, perché in realtà riconosceremo questa "sensazione di familiarità" quasi verso chiunque incontriamo. Vedremo cioè delle parti di noi stessi in tutti. Questo è il terzo mistero dei rapporti umani.

giovedì 28 gennaio 2010

tra sogni e realtà alternative






Gli stregoni dell’antico Messico erano estremamente pragmatici, e per dare funzionalità ai movimenti del Punto d’assemblaggio elaborarono due complessi sistemi che costituiscono le basi della stregoneria tolteca: l’arte di sognare e l’arte dell’agguato.
Attraverso l’arte di sognare si impara a muovere coscientemente il Punto d’assemblaggio in una nuova posizione, mentre l’arte dell’agguato mira a fissarlo nella posizione in cui esso sia stato spostato.
Il sognare dei toltechi è facile e difficile nello stesso tempo: si inizia con l’intento di diventare coscienti, durante il sogno, del fatto che si sta sognando. Per ottenere questa consapevolezza, gli stregoni sono soliti servirsi di diversi espedienti, come ad esempio seguire coscientemente il momento in cui si addormentano, oppure ripetersi mentalmente con forza l’intento di osservare le proprie mani una volta iniziato il sogno. Dopo molto allenamento e, soprattutto, dopo aver accumulato sufficiente energia è possibile sperimentare ciò che in Occidente è stato chiamato “sogno lucido”, un sognare cosciente, nel quale si può agire e decidere esattamente come nella vita quotidiana, senza tuttavia essere vincolati agli stessi limiti (leggi della fisica).Contemporaneamente si è anche coscienti del fatto che il proprio corpo è steso sul letto e dorme.
Gli stregoni dell’antico Messico non si limitarono però a sperimentare dei semplici sogni lucidi: attraverso continui perfezionamenti arrivarono a sviluppare uno speciale tipo di attenzione, che permise loro di mantenere ferme ed osservare, intensamente e a volontà, le immagini del sogno.
Questa particolare attenzione del sogno che viene chiamata da Castaneda anche seconda attenzione per distinguerla dalla normale attenzione quotidiana, divenne il presupposto per una delle scoperte più sconcertanti degli antichi toltechi: questi esploratori del sognare furono in grado di portare le tecniche del vedere all’interno dell’attenzione del sogno.
Il vedere nel sogno gli permise fra l’altro di scoprire che la maggior parte delle loro esplorazioni oniriche avvenivano in “luoghi” fantasma, privi di una propria consistenza energetica, frutto solo della fantasia e della memoria. Quando uno stregone vede nel sogno le immagini fantasma rimangono tali e quali, mentre ciò che è reale appare come un generatore di energia (si mostra cioè come costituito di fibre luminose).

martedì 26 gennaio 2010

a proposito di liquidi...



Secondo uno dei più prolifici pensatori della nostra epoca, Zygmunt Bauman, viviamo una vita-liquida e siamo immersi in una modernità-liquida. Anche la società attuale, soprattutto quella delle aree geografiche di maggior benessere, è una società-liquida. “Una società”, scrive il sociologo britannico, “può essere definita liquido-moderna se le situazioni in cui agiscono gli uomini si modificano prima che i loro modi di agire riescano a consolidarsi in abitudini e procedure”. In questo tipo di società, continua Bauman, “È incauto dunque trarre lezioni dall’esperienza e fare affidamento sulle strategie e le tattiche utilizzate con successo in passato: anche se qualcosa ha funzionato, le circostanze cambiano in fretta e in modo imprevisto (e, forse, imprevedibile)”. Insomma, quella che viviamo è una vita di incertezza e precarietà, in cui l’individuo non può aggrapparsi a nulla di stabile, poiché, come è noto, nulla mantiene una posizione certa per l’intero arco di un’esistenza. Non sono stabili le istituzioni, le condizioni economiche e lavorative, i fondamenti culturali ed etici. Cambiano continuamente i gusti, i comportamenti, le opinioni, i valori. La vita liquido-moderna ha mutuato dalla moda i cambiamenti stagionali. Quella del turn over è diventata la dimensione naturale dell’individuo. Il modello antropologico che si è imposto sopra tutti gli altri modelli è quello dell’homo eligens, l’uomo che sceglie continuamente, poiché tutto muta, costringendolo a prendere sempre nuove decisioni, che in seguito saranno sostituite da altre scelte. L’uomo che sceglie, non è l’uomo che ha scelto.
La scelta definitiva, identitaria, appartiene alle società del passato o a quelle che, ancora oggi, vivono secondo principi tradizionali, come le enclavi tribali e certe comunità di tipo religioso. La vita liquido-moderna è anche una vita di consumi. L’homo eligens è, infatti, l’homo consumens, intrappolato tra la compulsione ad acquisire merci, beni e gratificazioni immediate e la tendenza inevitabile a disfarsene per rimanere al passo di un eterno presente. In tale condizione esistenziale, due sono i fattori più importanti: la catena di produzione e consumo e quella di smaltimento. I rifiuti, lo abbiamo letto sui giornali e visto nei notiziari televisivi a proposito del caso “Campania”, sono la priorità assoluta della società liquido-moderna. Un altro elemento fondante della modernità liquida è la paura, che diventa condizione permanente di strisciante disagio esistenziale. La diade paura-sicurezza è alla base di tutto, dalla finanza all’advertising, dall’informazione alla politica. L’individuo della società liquida, non potendo appoggiarsi a nulla, non avendo certezze, sviluppa una psicologia angosciata e ansiogena. L’uomo occidentale è ossessionato dalla sicurezza, dal benessere, dalla giovinezza, dalla prestanza, dalla bellezza. Fitness e wellness scongiurano, ma solo nell’immaginario ansioso, l’approssimarsi di invecchiamento e malattie. La morte è assimilata alla spazzatura, la sozzura finale che attende l’individuo alla fine della vita.
Ora se l’analisi di Bauman è corretta, non lo è necessariamente la diagnosi. Nello studioso inglese, infatti, si avvertono i segni di una sociologia di stampo marxista, che vede gli eventi come concatenati e inevitabili. C’è, neanche tanto velato, un giudizio negativo nei confronti della società liquido-moderna, soprattutto se confrontata con quella precedente, che lui chiama solido-moderna e che coincide con la società industriale del primo capitalismo.
Il mondo liquido in cui viviamo ha un andamento simile al moto perpetuo o al movimento oscillatoria del pendolo. Tuttavia, se la vita biologica è in continua metamorfosi, perché non dovrebbe esserlo la società? Eraclito, nel trattato Sulla Natura affermava che “Non si può discendere due volte nel medesimo fiume e non si può toccare due volte una sostanza mortale nel medesimo stato, ma a causa dell'impetuosità e della velocità del mutamento essa si disperde e si raccoglie, viene e va”.

Nella filosofia buddista si afferma ripetutamente che il cambiamento è inerente a ogni esistenza fenomenica e che non vi è nulla nel campo animato o inanimato, organico o inorganico che si possa definire permanente, e anche se dessimo questa denominazione a qualcosa, inevitabilmente essa sarebbe desinata a cambiare, a sottoporsi a qualche metamorfosi.

Nella prima riga del Tao Tê Ching, scritto secondo la tradizione nella prima metà del VI secolo a.C. da Lao-tzu, si legge: “La Via veramente Via non è una via costante”. In cinese Tao significa Via, ma, come afferma J.J.L. Duyvendak, dall’idea opposta: questa via è“la caratteristica di una via comune è di essere immutabile, costante, permanente. Ma la Via di cui si tratta qui è caratterizzata dalla perpetua mutevolezza stessa. L’Essere e il Non-Essere, la vita e la morte si alternano costantemente. Non vi è nulla di fisso o immutabile”.

Come ha scritto anche Spencer Johnson nel suo celebre bestseller (Chi ha spostato il mio formaggio?), “il cambiamento continuo è una condizione naturale, sia che noi ce lo aspettiamo, sia che ci colga di sorpresa”.

La grande scoperta di Bauman non è stata quella di evidenziare l’essenza liquida della vita moderna, ma di indicarci l’inedita velocità del cambiamento. Il fiume di Eraclito corre impetuoso verso le rapide. L’uomo contemporaneo non deve ricorrere alla filosofia per accorgersi di essere immerso nell’impermanenza, è sufficiente che si guardi attorno. Ecco, Bauman è un grande analista, ma non ci indica alcuna strada per uscire dallo stato di modernità-liquida. Il Tao, invece, ci insegna, con secoli di anticipo, che l’uomo deve essere come l’acqua, che scorrendo si adegua ad ogni superficie, aggirando gli ostacoli, trovando sempre nuove strade per proseguire la sua corsa.
Per Bauman, la cultura della modernità liquida è una cultura ibrida, onnivora, post-gerarchica, che postula l’eguaglianza di tutte le culture, insomma una cultura “evasiva, di facili gusti, imparziale, ben disposta e desiderosa di assaggiare qualsiasi proposta e di ingerire e digerire il cibo di qualsiasi cucina”.

Non è una cultura semplicemente globale o cosmopolita, ma una cultura extra-territoriale, che sfugge ad ogni forma di identificazione etnica, religiosa, politica, morale. L’extraterritorialità è, infatti, il lusso dell’uomo della società liquido-moderna. Coloro che possono permettersela, rifugiandosi nei “nessun dove” virtuali e reali, godono del privilegio di essere inafferrabili, in continuo movimento, sempre addentro un presente potenziale. L’homo eligens/consumens è la manifestazione biologica e culturale delle qualità metamorfiche della modernità. La sua è un’ibridazione permanente.
La pittura contemporanea, come espressione visiva della società liquido-moderna, è in parte caratterizzata dalla tendenza a mescolare ed equiparare fonti iconografiche entro un orizzonte post-gerarchico. È una pittura fusion, ibrida e globale, capace di rispecchiare la sostanziale inafferrabilità della vita contemporanea. Si può parlare di una pittura liquido-moderna? Forse sì, se la si identifica con le evoluzioni e mutazioni del codice genetico Pop, che contiene già i prodromi della tendenza verso l’ibridazione e la mescolanza, verso l’equiparazione onnivora e anti-gerarchica di ogni forma di cultura.

lunedì 25 gennaio 2010

proviamo a fare questo esercizio...




Inventarsi un proprio dio ed una propria religione può aiutare a capire i meccanismi di molti che tentano continuamente di imbrogliarci per attirarci nelle loro sette.
Facendo questo esercizio non ci cascherete mai!
Eh, eh eh...provare per credere!

se conosci l'inglese clicca su questo link: bit.ly/RebrandGod

martedì 19 gennaio 2010

Una montagna


di Lucio Battisti da: E già – 1982 - Velezia-Battisti

Il tipo inizia sorridente e fa
Ho qui il segreto della serenità
Che poi non è un segreto veramente
Ma un altro modo di atteggiar la mente
Continua allegro sullo stesso tono
Lo sai cos'è cattivo e cos'è buono
Che cosa è brutto e invece cosa è bello
Quello che stabilisce il suo cervello
Una montagna può sembrare un uomo
Se lo decidi tu
Disteso calmo ad osservare il cielo
Se tu vuoi così
Il controluce di un gabbiano in volo
Se lo decidi tu
Può dissipare in un momento il velo
Se tu vuoi così
Niente di misterioso amico mio
Questa è una cosa che ho provato io
Ne ho constatato un grande giovamento
Lo posso garantire al cento per cento
Scaccia quell'ombra scura che hai sul viso
Non sai quanto fa bene un bel sorriso
Prima a te stesso e poi a chi ti sta intorno
Finisce il buio ed incomincia il giorno
Una montagna può sembrare un uomo
Disteso calmo ad osservare il cielo
Il controluce di un gabbiano in volo
Può dissipare in un momento il velo
Dentro di noi c'è un libro bianco e nero
Che io mi fermo a leggere ogni tanto
Se tu vuoi così
Quando non sono sicuro del sentiero
Se lo decidi tu
Perché è lì che è scritto tutto quanto
Se tu vuoi così
Non voglio adesso esagerare tanto
Mi basta che ti piaccia l'argomento
Ti vedo già più sciolto e contento
Rimani in onda e segui mentre canto.
Una montagna può sembrare un uomo
Se lo decidi tu
Disteso calmo ad osservare il cielo
Se tu vuoi così
Il controluce di un gabbiano in volo
Se lo decidi tu
Può dissipare in un momento il velo
Se tu vuoi così
Dentro di noi c'è un libro bianco e nero
Se lo decidi tu
Che io mi fermo a leggere ogni tanto
Se tu vuoi così
Quando non sono sicuro del sentiero
Se lo decidi tu
Perché è lì che è scritto tutto quanto
Se tu vuoi così
Una montagna può sembrare un uomo
Se lo decidi tu
Disteso calmo ad osservare il cielo
Se tu vuoi così
Il controluce di un gabbiano in volo
Se lo decidi tu
Può dissipare in un momento il velo
Se tu vuoi così
dentro di noi c'è un libro bianco e nero
che io mi fermo a leggere ogni tanto
quando non son sicuro del sentiero
perchè è lì che è scritto tutto quanto.

lunedì 18 gennaio 2010

Il secondo specchio


"...Non credere a quanto ti viene annunciato come verità dottrinale solo per la forza carismatica di chi lo fa; né devi credere per un fatto di religione, di cultura, di casta, o di razza; né per un'imposizione qualunque, sia pure manifestata in buona fede. Credi solo se quanto ti viene indicato trova corrispondenza nella tua anima e nel sano giudizio che alberga in te. Solo così sarai un uomo libero e capace di promulgare, a tua volta, la Verità agli altri." (Gotama Siddartha, il Buddha)


Si sa che tutti i sentimenti suscitati da un'interazione con un'altra persona, derivano dal compimento del karma e servono ad esso. Fatta eccezione per il contatto con la propria anima di Fiamma Gemella: pur essendo possibilissimo che essa sia entrata nel nostro karma e si abbiano nodi karmici da sciogliere, i sentimenti da essa suscitati sono e restano della dimensione vibrazionale superiore. Questo perchè non sussiste distinzione a livello di Spirito, ma solo di corpo.

Il secondo specchio esseno, dei rapporti umani, ha una qualità simile alla precedente ma è un po’ più sottile. Anziché riflettere ciò che siamo, ci rimanda ciò che noi giudichiamo nel momento presente.Il Secondo specchio esseno richiama in noi la lezione della Tolleranza.Una fra le più ardue. Se siete circondati da persone, i cui modelli di comportamento vi provocano frustrazione o scatenano la vostra rabbia o astio e se percepite che quei modelli non sono vostri in quel momento, allora chiedetevi: Mi stanno mostrando me stesso nel presente? Se potete onestamente rispondervi con un no c’è una buona probabilità che vi stiano invece mostrando ciò che voi giudicate nel momento presente. La rabbia, l’astio o la gioia che voi state giudicando. Pensiamo a quando varie persone impersonano gli stessi modelli per voi esprimendo rabbia ed astio. Vi è mai capitato di essere irritati o ansiosi di arrivare da qualche parte e di salire in macchina rendendovi conto che avete fatto continuamente delle scelte sbagliate: in banca avete scelto la fila più lenta, avete sbagliato la rampa di accesso nel raccordo stradale, e ora mentre guidate vi ritrovate dietro a macchine che vanno come lumache.Può darsi che quelle persone vi stiano riflettendo ciò che siete in quel momento.
Quando ci isoliamo, quando nessuno ci pare così interessante da poter proseguire con una vera relazione sia essa di amicizia o sentimentale, quando evitiamo -tout court- alcune persone perchè non ci piacciono a priori, forse perchè sono estracomunitarie o straniere e parlano una lingua che non comprendiamo, o non sanno bene l'italiano oppure sono persone di ceto sociale basso o che consideriamo di basso spessore evolutivo o perchè ci sembrano essere petulanti o superficiali. Ed ecco che, puntualmente, ci ritroviamo puntualmente ed inspiegabilmente circondati dalla tipologia di persone che più detestiamo. Forse siamo intolleranti, e questi incontri servono ad insegnarci quegli aspetti di vita che rifiutiamo, a comprendere perchè vengono adottati e, soprattutto, a non giudicare. Per imparare questa lezione, anzichè respingere quelle persone dobbiamo semplicemente accoglierle! Dunque, odio la superficialità e rinnego la mancanza di intelligenza e il desiderio di conoscenza, e le "amiche" che al momento sono le più strette, sono distanti 2 megaparsec da discorsi spirituali, sono di una frivolezza degna del titolo di Letterina e il pensiero più ricorrente che sembrano avere è come perdere 3 kg per conquistare più uomini. Spesso è difficile mantenere tolleranza, ma saper tollerare è uno dei passi necessari per arrivare all'Amore incondizionato. Siamo tutti potenzialmente uguali sul piano evolutivo, alcuni necessitano di più tempo per crescere e sono come probabilmente eravamo noi qualche vita addietro.Chi è "diverso" da noi può aiutarci ad acquisire punti di vista che prima non avevamo, ad espandere il nostro pensiero...le persone meno evolute andrebbero ringraziate, perchè nella peggiore delle ipotesi forniscono l'esempio da non seguire. Non per questo vanno denigrate o emarginate. Quando ci isoliamo da una persona che non tolleriamo, abbiamo perso un'occasione di apprendimento.


sabato 16 gennaio 2010

percorrere la via dell'Amore per andare oltre...



"il solo amore davvero umano è un amore immaginario, che si insegue per tutta la vita, che generalmente trova origine nell'essere amato, ma che presto non ne avrà più né le proporzioni, né la forma palpabile, né la voce, per diventare una vera creazione, un'immagine senza realtà. Allora non bisogna assolutamente cercare di far coincidere questa immagine con l'essere che l'ha suscitata e che è solo un pover'uomo, o una povera donna, molto in difficoltà col suo inconscio. Dobbiamo gratificarci con quell'amore, con ciò che crediamo sia e non è, con il desiderio e non con la conoscenza. Dobbiamo chiudere gli occhi e fuggire la realtà. Ricreare il mondo degli dèi, della poesia e dell'arte" (H.Laborit"Elogio della fuga")

La strada dell'amore passa per noi ed è senza mappa ne immagine di confronto è la strada che troviamo ad un certo punto della nostra vita che si presenta a noi per la nostra voglia di amare, oltre, più oltre poichè esiste un mondo parallelo, un universo creato nel reame dell'immaginario del sogno. Lì le figure sono reinventate. Tutto è ri-creazione, anche l'Io è trasmutato. Gli occhi osservano in spirale le immagini della realtà che si trasforma in eteree sensazioni. Dolcemente, le emozioni dipingono ciò che non possiamo avere. Facciamo l'amore ogni istante, mentre creiamo. Senza sforzo, senza costrizioni, solo con il piacere dell'essere. Nere figure, rossi contorni che si disegnano, per farci sentire meno soli in una realtà sempre più al confine con l'umano. La fuga è un momento onirico, unico luogo in cui la bellezza è eccezionalmente possibile.


giovedì 14 gennaio 2010

AGHARTHA

..."Ciò che cerco non è il mio Fine. Lo è alla fine la ricerca stessa"...



vedi la sezione interna della piramide di Cheope che mostra lo Zed al centro e i vari corridoi e le stanze presenti nel monumento. Lo Zed sarebbe una gigantesca colonna in granito in grado di generare energia, canalizzando correnti cosmiche (conosciute col nome di Vril) fino al centro della Terra. Lo Zed è anche un simbolo che viene inserito come elemento sacro all'interno dei geroglifici: qui lo si vede tra l'Ankh e il bastone Uas e significa energia vitale.
n.b. La mitica capitale di Aghartha, Shamballa, sarebbe realizzata in purissimo diamante.

n. b. La costa dello Yucatan in Messico è costellata da migliaia di grotte chiamate Cenotes che scendono nel suolo per decine di km, perdendosi nel mantello terrestre. Per il popolo mesoamericano era un ingresso al regno degli dei.






Secondo la tradizione induista, esiste un grande regno sotterraneo, chiamato Agharti o Aghartha (="l'inaccessibile" dal sanscrito). Qui dimorerebbe il Re del Mondo, colui che, da Shamballah (in sanscrito "città degli smeraldi"), la capitale di questo grande luogo mitico, domina le menti dei grandi, dei re, degli imperatori e dei presidenti di tutto il mondo. Qui, vivono esseri superiori, da tempo immemorabile. Esseri capaci di cose inaudite, in grado di usare ancora quell'energia che noi, uomini di superficie, abbiamo ormai dimenticato ad usare, l'energia chiamata Vril. Un'energia che, volendo, può essere ancora risvegliata, in quanto è presente ancora in tutti noi, ma è "addormentata". Questa energia permette, a chi la sa usare, di volare, di spostare oggetti solo con la forza del pensiero, di leggere nella mente altrui.
Shamballah, che dovrebbe trovarsi in profondità, sotto il deserto del Gobi, in Asia, è solo il centro di questo grande regno, che dovrebbe estendersi, attraverso un'immensa rete di gallerie, sotto tutta la superficie del globo, collegando tra loro i diversi continenti. Agharti è questo, un'estesissima rete di gallerie sotterranee. È possibile accedere al mondo interno attraverso periodiche aperture circolari che si formano ai Poli, oppure da altre zone del pianeta (anche italiane) o mediante particolari “porte dimensionali”. I nomi dei continenti sotterranei rievocano ricordi di leggendarie località mai raggiunte, perché sempre cercate, erroneamente, in superficie: Agartha, disposto sotto l’emisfero nord della Terra, Eldorado, situato a sud e Shamballah, che s’allarga sotto l’Himalaya e oltre.
La terra cava sarebbe un’enorme ed ampia galleria disposta in circolo nell’emisfero nord, da cui si dirama tutta una serie di gallerie secondarie e che, a diversi livelli, sarebbero poi direttamente collegate, attraverso delle soglie o passaggi, con la superficie terrestre e gli oceani. Le localizzazioni principali di questa galleria “madre” sarebbero disposte sotto le superfici dei seguenti territori: Tibet, di cui Shamballà ne sarebbe la capitale, disposta a diverse centinaia di metri sotto la superficie Himalayana. Il tunnel prosegue in direzione sud-ovest verso la parte settentrionale dell’India, ed esattamente in Kashmir e poi in successione: Pakistan, Afghanistan, Iran, Irak, Arabia Saudita, Mar rosso, Egitto, Libia, Ciad, Nigeria, Ghana, Guinea, Sierra Leone, Oceano Atlantico, Brasile amazzonico, Perù, Equador, Colombia, Messico, California, Stati Uniti occidentali, Canada, Alaska, stretto di Bering, Russia siberiana, Mongolia, Cina per poi chiudersi di nuovo nel Tibet nepalese a Shamballà. Un’altra direttrice principale di queste gallerie sarebbe localizzata sotto la cordigliera cilena delle Ande, che dalla direttrice peruviana parte verso sud per finire in Patagonia ed Antartide e da cui poi presumibilmente continuerebbe sotto l’Oceano Antartico, Oceano Indiano, Indonesia ed ancora India per poi ricongiungersi a nord con la direttice principale. Altre direttrici sarebbero localizzate un po’ dappertutto sotto l’Amazzonia ed il Brasile, definito dai ricercatori agarthiani come uno straordinario e complesso sistema di tunnel che portano in tutto il centro america, soprattutto in Messico e Belize.
La città eterica di Shambhala è l'espressione più elevata della civilizzazione interna e vibra su frequenze solari. In essa è concepita l'idea creativa e istruito il programma astrale dell'evoluzione di Gaia. In Shambhala vivono gli esseri-dei, gli abitatori degli astri, esseri straordinari che vibrano su frequenze elevatissime, detengono la gnosi della coscienza solare, utilizzano abitacoli fisici dinamici e mutanti. Sono i colonizzatori di Gaia, come dell'intero sistema solare, e i creatori della razza umana. Signori astrali giunti da Sirio, mantengono le radici in Orione, patria delle loro dinastie di dei solari. Girano più veloci dell'universo, ne sono la forza trainante, collegano gli astri. Sono gli impulsi cerebrali nel sistema nervoso dell'Organismo macrocosmico e connettono "continuum" spazio-temporali. Aprirono una porta stellare su questo sistema nascente. Lo portarono a un nuovo livello evolutivo. Lo hanno accompagnato nell'evoluzione. Il sole è già mutato un tempo, muterà nuovamente. Sarà una nuova epoca e nuovi dei torneranno alla luce, giocando tra gli astri il gioco della creazione. Ciò che essi hanno creato su Gaia è meraviglioso, hanno dato vita a un vivaio di sistemi genetici in evoluzione. Il nostro pianeta, e il sistema solare al quale appartiene, sono al centro di un titanico progetto di evoluzione cosmica e di colonizzazione dell'universo. In questa saga familiare degli dei troviamo la discendenza del potere del Leone. Si accenderà un nuovo sole e Gaia riceverà il suo sposo, darà alla luce una nuova razza. Tra questi esseri ci sono i maestri istruttori che hanno percorso Gaia, rappresentanti della gerarchia astrale di Shambhala. Tra loro, un essere di cosmica coscienza e di suprema potenza che ha posato il suo sguardo su questa creatura femminea e l'ha resa madre della sua stirpe. Egli è il capo, il maestro e il padre della più antica tribù solare di Agartha. Egli è il sovrano spirituale di tutti i popoli di Agartha. Gli esseri solari compongono la gerarchia cosmica, triplice espressione della coscienza: planetaria, universale e cosmica. Esistono su superiori frequenze, totalmente svincolate dal regime temporale. Attraversano le linee del tempo e ne subiscono gli effetti solo fino a quando ne rimangono immersi, ma la loro entità mantiene inalterata la propria natura immortale. Possiedono straordinarie capacità mutanti con le quali possono costruirsi un corpo creato dalla propria sostanza energetica liquida, cristallizzandola o "vetrificandola" su frequenze vibratorie inferiori, oppure istruire su tutti i livelli la nascita fisica di un'entità scelta e programmata, appartenente a una dimensione inferiore, per farsi personificare in missioni durature o limitate nel tempo. Entrare in contatto con uno di questi esseri significa sperimentare, in un istante, stati di coscienza paradisiaci e ricevere una straordinaria forza evolutiva interiore. La Terra Cava ospiterebbe quindi i discendenti dei superstiti di Atlantide e di Mù nonché molti extraterrestri. Gli esseri sotterranei, soprattutto gli abitanti di Eldorado, molto più evoluti di noi.Gli esseri umani di superficie possono entrare in contatto con queste dimensioni solo per mezzo della consapevolezza del proprio dinamismo eterico-astrale, che è in grado di recepire le elevate frequenze solari e rendere le esperienze molto più soddisfacenti e concrete di quanto lo siano vivendole dall'interno delle percezioni sensoriali dell'involucro fisico. Stabilire un contatto con tali esseri significa vincere le barriere illusorie della morte e prendere coscienza della propria natura astrale. La coscienza umana si dilata nei volumetrici livelli dell'essere e il cuore trabocca nella fiamma dell'amore puro, il "Soma" degli dei. La materia si nobilita di armonia e il corpo fisico si sublima in istanti di suprema trasparenza, in cui gli atomi si accordano su frequenze di luce. Il contatto è la benedizione che ogni uomo di questa terra dovrebbe ricevere. La beatitudine che ogni creatura vivente dovrebbe provare.

fonti:
Giorgio Pastore "Dèi del Cielo, dèi della Terra"
Alec Maclellan “Da Atlantide a Shamballah”
Costantino Paglialunga "Alla Scoperta della Terra Cava"
Carlo Barbera “Agartha la sorgente originaria”

il Serpente ed il Leone



"E io credo nel Serpente ed il Leone, Mistero del Mistero, nel Suo nome BAPHOMET."
Il complesso simbolo Leone/Serpente è molto antico, e si ritrova sia nell’iconografia Mitraica che in quelle Egiziana e Gnostica.
Il Leone è il “Re delle Bestie”, in virtù della sua forza, del portamento regale, il fulvo colore solare e perché la sua criniera assomiglia alla corona del Sole.
Il Serpente, forse perché si presume che sorvegliasse l’Albero della Conoscenza, è associato alla Saggezza. A causa del suo cambiamento di pelle e del suo movimento ondulatorio il Serpente è stato a lungo un simbolo di rinnovamento, e del ciclo della morte e della rinascita. Alcune culture danno importanza al fatto che il Serpente, avendo gli occhi senza palpebre, è la sola creatura che può guardare direttamente il Sole senza chiudere gli occhi. Il nome della lettera Ebrea Teth significa serpente, e Teth è attribuita al segno zodiacale del Leone.
Teth corrisponde all’Arcano Maggiore dei Tarocchi chiamato “Lussuria” o, nel sistema antico, “Forza”. Questo Arcano Maggiore descrive la relazione tra Caos e Babalon.
Mentre il Leone ed il Serpente sono entrambi associati con Teth/Leo, il serpente è anche un simbolo del segno zodiacale dello Scorpione. Leone e Scorpione sono entrambi Segni Fissi, mentre il Leone è un segno di fuoco, governato dal Sole, lo Scorpione è un segno d’acqua, governato da Marte (o Plutone), e lo Scorpione ed il Leone si trovano perpendicolari l’uno all’altro sulla ruota dello Zodiaco.
Inoltre gli Ebrei attribuiscono allo Scorpione la lettera Nun, che corrisponde all’Arcano Maggiore dei Tarocchi chiamato “Morte”. Il Leone può essere visto come il rappresentante della Volontà cosciente, o la Volontà di Vivere, lo Scorpione può essere visto come rappresentante della Volontà inconscia, o la Volontà di Morire.
In questo modo, il simbolismo del Serpente e del Leone può essere inteso come un diretto riferimento alla “Lussuria” o desiderio che perpetuamente guida la ruota della nascita, della vita e della morte.
Questa dottrina è riepilogata nella seconda invocazione del Sacerdote davanti al Velo, che contiene la seguente citazione dal Libro della Legge: “Io sono Vita, e il datore di vita, tuttavia per questo la conoscenza di me è la conoscenza della morte.”
La nostra tradizione ci insegna che non c’è morte senza vita, e non c’è vita senza morte. La vita e la morte sono due lati della stessa Ruota: il Serpente ed il Leone, Mistero del Mistero, nel suo nome Baphomet.
Baphomet è il nome dell’idolo che i Cavalieri Templari furono accusati di adorare.
Baphomet è stato interpretato in molti modi diversi da differenti autorità, qui sono alcuni esempi:
Visconti: una corruzione francese di Mahomet (Mohammed).
Von Hammer-Pürgstall: Greco Baphe Metis = il Battesimo di Saggezza
Von Hammer-Pürgstall: Ebraico Maphtah Bet Yahweh = La Chiave della Casa di Dio.
Raspe: Greco Baphe Metros o Baphe Metios = il Battesimo o Tintura di Saggezza.
C.W. King: Greco Baphe Metros = il Battesimo della Madre, o una corruzione di "Behemoth."
Lévi: un simbolo dell’Agente Universale, o di Mercurio, o di Pan, o dello Zolfo, o dello Gnostico Hylè;
un notariqon rovescio - TEM.O.H.P.AB. = TEMpli Omnium Hominum Paces ABbas - "Il Padre del Tempio, la pace universale degli uomini".
Mackey: un simbolo di mortalità.
Blavatsky: un simbolo di Azazel, il “Capro di Dio" o "Forza di Dio," l’antico "capro espiatorio" Ebraico.
Crowley: BAFOMIThR = Padre (di) Mitra; anche il nome di 8 lettere che indicano Mercurio; anche 729 = Kephas, pietra, la Pietra Cubica che fu la Pietra Angolare del Tempio;
il pentagramma invertito, l’ermafrodita pienamente sviluppato;
l’essere originale, Zeus Arrhenothelus o Bacchus Diphues;
l’Androgino, il geroglifico della perfezione arcana;
l’emblema di Pan Pangenetor come simboleggiato dall’Atu XV, il Diavolo dei Tarocchi.
-Baigent & Leigh: l’Arabo Abufihamet, pronunciato in Spagnolo Moresco come Bufihimat = "Padre di Comprensione" o "Padre di Saggezza".
L’idolo Baphometico fu abitualmente descritto come “una testa barbuta con un’espressione feroce”.
Von Hammer-Pürgstall (Mysterium Baphometis Revelatum, 1816) associò una serie di figure incise o scolpite trovate su vari artefatti templari del 13° secolo (come coppe, piatti e forzieri) con l’idolo Baphometico.
L’immagine è di una figura femminile o androgina con un’espressione austera, qualche volta barbuta, a volte alata, nuda fatta eccezione per una mantellina ed un copricapo simile a quello indossato da Cybele in antichi monumenti, mentre tiene una catena in ciascuna mano ed affiancata dalle immagini del Sole e della Luna, e/o una stella a cinque punte, ed un’altra stella a sei o a sette punte, ed un cranio sotto i piedi..
Attingendo in parte dalle immagini pubblicate da Von Hammer-Pürgstall, Eliphas Levi descrisse Baphomet nel suo famoso disegno de “Il Diavolo” dei Tarocchi, un essere alato, con la testa di capro, con seni di femmina umana ed un Caduceo come fallo, seduto su di una pietra cubica appoggiata su un globo, con il braccio destro sollevato verso una Luna crescente sul quale porta scritta la parola “solve”, il braccio sinistro abbassato verso una Luna calante sul quale porta scritta la parola “coagula”, una torcia fiammeggiante tra le corna ed un pentagramma dritto sulla fronte.
E’ Baphomet il Diavolo? Adoriamo una deità “malvagia”? Non per nostra definizione, o per la definizione usata dai nostri detrattori. Il “male” di Baphomet, il Diavolo dei Tarocchi, non è il male del crimine, dell’oppressione o della blasfemia superstiziosa, ma quello che fu considerato il “male” maggiore dai Manichei ed altri Gnostici del Vecchio Eone, vale a dire la generazione, che origina l’incarnazione, l’imprigionamento del puro Spirito nell’impura “Tomba” della materia. Quindi, Baphomet è simboleggiato da entrambi i pentagrammi, quello dritto che mostra lo Spirito collegato ai quattro elementi della Materia, quello inverso che mostra lo Spirito sommerso dai quattro elementi della Materia.
Baphomet può quindi essere visto come la Dialettica Unione degli Opposti: l’unione di Caos e Babalon, la Sintesi di Tesi e Antitesi, Chokhmah e Binah uniti in Tiphareth, lo sperma e l’uovo uniti nello zigote, Yod il Padre e Heh la Madre uniti in Vav il Figlio, volontà e memoria uniti nella mente cosciente. Ricordiamo che Vav è la lettera Ebraica che significa “un chiodo”, ciò che unisce. Così Baphomet è il Serpente e il Leone, l’Androgino, l’Ermafrodita, il Rebis degli alchimisti, e l’aquila a due teste dei Massoni. Baphomet è perciò il “Battesimo di Saggezza” per mezzo del quale noi realizziamo il “miracolo dell’incarnazione”: Zeus che divora la Metis Mercuriale, che sorse nel suo cranio come Athena, dea della saggezza; o il tuffarsi della Volontà di Chokhman nel Grande Mare di Binah, risultante nei sette fiumi e nella rottura dei vasi; o la discesa di Sophia/Achamoth nell’oscurità esterna, per causare la creazione del Mondo; o la discesa della Colomba sul Calice per santificare l’Eucaristia.
Coloro che hanno familiarità con il trattato Gnostico Simoniano chiamato Apophasis Megale riconosceranno anche Baphomet come il Padre, il Demiurgo che si manifesta nello Spazio Mediano tra il Grande Potere maschile e il Grande Pensiero femminile.
Ulteriori indicazioni sulla natura di Baphomet possono essere ottenute considerando il Leone come “Il Leone della Tribù di Giuda, della radice di David”, ed il Serpente come quello immortalato e adombrato da Mosè quando innalzò un infuocato serpente di rame nel deserto, il Serpente il cui numero è 358.
I seguenti sono tutti simboli attribuibili a Baphomet da differenti prospettive:
il Sole e la Luna congiunti;
il Punto dentro il Cerchio;
l’Uovo Orfico;
il Cuore cinto dal Serpente;
il Serpente Kundalini arrotolato intorno a Svayambu-Linga;
l’immagine Ardhanarishvara;
il Pentagramma Dritto;
il Pentagramma Invertito;
l’Esagramma (unione di Fuoco e Acqua);
le Due Stelle (5 e 6 punte);
l’Esagramma Unicursale (come Sole e Luna uniti nei 4 Elementi);
la Corona Sekhemti ( la Corona di Nord e Sud uniti);
la Rosa e la Croce;
l’Ankh;
il Caduceo;
la Bacchetta dell’Adepto Capo;
la Croce Celtica; la Croce Solare;
il Globo e la Croce;
la Ruota;
il Cranio e i Femori;
il Cranio con un ramoscello di foglie in bocca;
l’Albero che cresce su un cadavere; l’Alfa e l’Omega;
la Colomba che discende sul Calice;
il Delfino nel Mare;
la Squadra e il Compasso;
la Livella e il Piombo;
la Lancia e la Coppa;
la Spada e il Disco.

mercoledì 13 gennaio 2010

gli specchi che ci aiutano a contrastare l'ego



I sette Specchi Esseni (o dei rapporti) sono antichi strumenti, conosciuti e diffusi appunto dagli antichi Esseni, che ci aiutano a riconoscere le emozioni che affrontiamo nella vita di tutti i giorni e a trasformarle, modificando così noi stessi in esseri a più alta vibrazione.
La nostra realtà interiore ci viene riflessa dalle persone e dalle azioni che ci circondano.
Il primo specchio esseno è lo Specchio del momento presente.
Viene definito anche lo specchio dei rapporti umani, perchè è ciò che noi inviamo alle persone che ci stanno accanto.
Il mistero del Primo specchio è incentrato su cosa noi inviamo nel momento presente, alle persone che ci stanno accanto.
E' l'aspetto di noi stesssi riflesso negli altri, nel momento presente.
Quando ci troviamo circondati da individui e modelli di rapporto di comportamento in cui domina l’aspetto della rabbia o della paura, lo specchio funziona in entrambi i sensi (potrebbe invece trattarsi di gioia, estasi e felicità) ciò che vediamo nel primo specchio è l’immagine di quello che noi siamo nel presente.
Chi ci è vicino ce lo rimanda, rispecchiandoci.
Quante volte ci siamo chiesti perchè una determinata persona è entrata a far parte della nostra vita e, magari, perchè abbiamo reagito in quel particolare modo nei suoi confronti, o viceversa, perchè quella persona ci ha trattato in quel modo ostile che ci ha fatto provare sentimenti di rabbia, di paura, di impotenza o di disperazione?
Ecco che allora è opportuno ricapitolare e provare in qualche modo a modificare il risultato dell'interazione che ci ha fatto soffrire.

martedì 12 gennaio 2010

oggi nasce levonah

































"Oro, argento e rame, lana azzurra, porpora e rossa, lino e lana di capra, pelli di montone, legno di acacia, olio di oliva puro per illuminare e ungere, spezie e pietre preziose...


and for the sweet incense Shoham stones, and gemstones for setting in the efod and in the breastplate"


...e tutt'intorno tende di lino intrecciate con fili blu-azzurri, porpora e scarlatto, altre tende sono di lana di capra e sopra, come copertura, delle pelli di montone tinte di rosso...la base è di legno di acacia e d'argento...